Le richieste per i bonus affitto erogati da Comune e Regione sono state decine di migliaia, testimoniando il disagio crescente di una fascia di abitanti che, finora, era riuscita a sostenere un canone di locazione senza diventare morosa. E questa è solo una delle varie facce della crisi abitativa che si è ulteriormente aggravata con la crisi pandemica, e che purtroppo non viene affrontata come dovrebbe. Ancora una volta, l’impegno e le risorse pubbliche vengono disperse in bonus irrisori, provvedimenti tampone, rinvii che non risolvono il problema ma si limitano semplicemente a dilazionarlo nel tempo. Questi provvedimenti, ancora una volta, scelgono di non affrontare la natura complessiva e strutturale della questione alloggiativa a Roma, benché essa ormai riguardi le fasce di popolazione più diverse, da chi vive nelle case ERP ai precari e agli studenti vessati da affitti sempre più esosi. Per giunta, le poche misure messe in campo vengono malamente gestite, utilizzate e distribuite, come dimostra il 70 percento delle domande escluse dal bonus affitto comunale per meri motivi procedurali. Nel frattempo, le risorse ERP vengono svendute e/o inutilizzate, come dimostrano i 7658 alloggi messi in vendita dall’ATER, e le ZERO case popolari assegnate dal Comune di Roma durante i lunghi mesi di pandemia, nonostante sia ormai evidente a chiunque quanto casa e residenza siano beni primari di tutela della salute pubblica. Questa gestione disastrosa rischia a breve di trasformarsi in una autentica catastrofe dato che tra sfratti, pignoramenti e sgomberi c'è solo da aspettarsi una stagione di ulteriore avanzamento di cifre negative già molto serie.
Eppure, il patrimonio pubblico e privato inutilizzato, invenduto e attualmente fuori dal circuito degli affitti turistici sarebbe più che sufficiente per affrontare in modo complessivo emergenze diverse, dai senza fissa dimora, alle necessità abitative di chi è in graduatoria e, non avendo ricevuto risposta, si è trovato ad occupare per necessità. Risponderebbe anche ai bisogni di quelle composizioni giovani, precarie e meticce che spesso vivono in condizioni di sovraffollamento, o che sono costrette a tornare a vivere dalle famiglie di origine per riuscire a mettere insieme il pranzo con la cena. Altrettanto fondamentale sarebbe quello sterminato patrimonio che gli enti come l’INPS (ma anche Fondazioni come Enpam, Enpaia, Enasarco, e Casse, ecc.) avviano alla dismissione per fare cassa, spesso cedendoli a fondi immobiliari legati a quegli stessi circuiti speculativi che hanno prodotto la crisi del 2008. Un mare di case e alloggi potenziali, spesso abbandonati (e nemmeno tassati), che potrebbero essere riutilizzati, rigenerati e restituiti al valore collettivo senza più nuovo cemento, e quindi senza ulteriore consumo di suolo, né spreco di risorse economiche che finiscono nelle tasche dei palazzinari e di chi ‘gestisce’ le emergenze.
Insieme al recupero del patrimonio, è fondamentale anche ripristinare un nuovo controllo pubblico sui canoni di locazione. Solo in questo modo il diritto all’abitare, e alla salute pubblica, possono essere ripristinati una volta per tutte, dentro una crisi profonda che non può essere gestita a colpi di provvedimenti emergenziali. Riteniamo quindi che soprattutto la Regione Lazio debba farsi interprete di queste necessità e richieste verso qualsiasi Governo si paleserà in questo Paese nelle prossime ore, anche utilizzando i fondi del Recovery Plan. Roma non può più aspettare i cosiddetti ‘tempi della politica’, né tantomeno adattarsi alla gestione lenta, insufficiente e a dir poco criminale dell’assessorato alla Casa del Comune di Roma, ancora più inattivo in questa fase di eterna campagna elettorale. Non bastano infatti i piccoli sussulti degli ultimi giorni sul recupero di edifici pubblici a uso alloggiativo per giustificare l'assenza indebita dell'assessora Vivarelli e di chi l'ha preceduta. Né possono giustificare il modo sciatto in cui sono state affrontate tanto le situazioni ordinarie (ad esempio, oltre 13,500 famiglie in graduatoria per la casa popolare senza risposta), quanto le emergenze che loro stessi producono, ad esempio avallando la politica degli sgomberi senza soluzioni alternative e permanenti. Non capiamo come la sindaca Raggi possa tollerare ritardi così conclamati nella concessione dei bonus e nelle assegnazioni degli alloggi popolari, o continuare a parlare di ‘legalità’ e ‘lavori in corso’ di fronte alle emergenze che attanagliano questa città, e che erano insopportabili già all’inizio del suo mandato.
Di fronte ad una situazione così seria e deteriorata, chiamiamo la città alla mobilitazione generale e a manifestare dall'assessorato alla casa del comune di Roma per poi raggiungere la sede della Giunta Regionale. Dobbiamo produrre la pressione utile sulle due amministrazioni affinché il diritto primario ad un abitare degno venga garantito e sostenuto in tutte le sedi nazionali deputate, anziché usarlo come vaso di coccio per contese ed alleanze elettorali. Ci aspettiamo di essere ascoltati con urgenza dal governatore Zingaretti e dal suo assessore Valeriani, per definire le misure strutturali necessarie per una nuova e coraggiosa stagione di politiche abitative. Chiederemo ancora una volta con forza di superare con coraggio legislazioni aberranti come l'articolo 5 del piano casa Renzi-Lupi, di rimettere mano alla legge 431/98 per agganciare l’affitto al reddito dei locatari, e recuperare risorse e patrimonio per una nuova edilizia residenziale pubblica.
Non possiamo più aspettare, senza casa non c’è cura!