La questione del debito degli inquilini ha una doppia chiave di lettura, da un lato abbiamo denunciato la poca tempestività dell’ente nell’intervenire. Spesso ci si ritrova a contestare dei mancati pagamenti solo quando gli importi sono divenuti mostruosi. Questa deriva a nostro avviso da una gestione insufficiente del Patrimonio, dovuta alla carenza di personale ed all’indirizzo punitivo che gli Uffici nel corso degli anni hanno adottato. Il secondo aspetto riguarda invece la qualità del debito stesso, spesso generato dalle indennità di occupazione spropositate a seconda delle zone. Portiamo qualche esempio, l’indennità di occupazione fatturata a un inquilino senza titolo nel quartiere di Tor Bella Monaca può arrivare fino a 1.000 euro mensili, mentre per un quartiere centrale oscilla fra i 180 euro e i 220. Questa disparità di trattamento, dovuta alle storture delle norme con cui si quantificano le indennità, determina che nelle cinture di periferia estrema si accumulino debiti su debiti sulle spalle dell'inquilinato. In realtà però quei debiti non sono realmente esigibili e dunque rimarranno iscritti nel bilancio aziendale per molti anni ancora senza che l’ente incassi un euro. L’Asia-Usb ha chiesto per questo ripetutamente l’intervento normativo necessario a regolare in modo univoco la questione. Tra l’altro questo sistema di calcolo sta precludendo la regolarizzazione a molti candidati, proprio a causa di una specifica scelta dell’Ater di Roma (unica fra le Ater del Lazio) nell'interpretare la legge di regolarizzazione 2020 in modo da poter chiedere arretrati per un numero di anni indefinito, e non solo per gli ultimi 5. Stesso dicasi per i canoni altissimi generati dalla mancata presentazione del censimento anagrafico-reddituale a cadenza biennale. Anche in questo caso Asia-Usb ha chiesto più volte, inascoltata, che venga data la possibilità del ricalcolo dei canoni non corrisposti in base ai redditi reali, anche se presentati in ritardo, per dar vita a piani di rientro realmente affrontabili dagli inquilini.
Ma non è tutto, molti debiti iscritti a bilancio, oltre a non essere esigibili, probabilmente non sono legittimi. Ci riferiamo all’ultima ondata di diffide inviate da Ater a persone decedute da decenni, o a proprietari i quali hanno saldato ogni pagamento sospeso prima di arrivare al rogito, o infine, a importi risalenti a molti anni fa e mai richiesti, i quali sono da considerarsi ovviamente prescritti.
Non sappiamo invece quanto pesi sul bilancio dell’Ater il pagamento delle annualità passate dell’Ici, dovute dall’Ente al Comune di Roma, nonostante si tratti Edilizia Pubblica destinata a garantire il Diritto alla Casa. L’ultima notizia risale all’accesso dell’ente alla Definizione Agevolata (cosiddetta Rottamazione-ter) e dunque al piano di rientro rientro del debito di circa mezzo miliardo di euro che gravava sull’Ater stessa, poi diminuiti a più di 280 milioni e rateizzati (https://bit.ly/3my0IFo). Anche in questo caso l’Asia-Usb, durante gli anni in cui il debito cresceva, aveva proposto più volte di cambiare la norma o l’assetto giuridico per non dover pagare una tassa su questo particolare tipo di Patrimonio Pubblico.
Più in generale ci pare confermato il fallimento di ogni proposito di assetto aziendale imposto in passato agli ex-Iacp, i quali in seguito alle modifiche di statuto ed il passaggio da enti a finalità sociale (Istituti) ad enti economici (Aziende), sono gradualmente sprofondati in una crisi di gestione pagata da tutta la collettività in ordine di abbandono dei quartieri, degrado degli alloggi ed inefficienza degli uffici.
Asia-Usb Roma