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Bloccarono l'uscita dei bus Aps

Padova,

4 maggio 2007 - Il Mattino di Padova Fecero dei picchetti in un periodo «caldo» per il rinnovo del contratto. Sentito tra i testi il direttore Mario Conte

Via al processo per ventisei tra Disobbedienti e sindacalisti

di Cristina Genesin

Padova - Un duro scontro per il rinnovo del secondo biennio economico scaduto quasi un anno prima. Una trattativa chiusa d’improvviso da altre sigle sindacali e mal digerita dalla base. La decisione di continuare l’astensione del lavoro con forme di protesta sia pure «irregolari nella procedura» come le ha definite un sindacalista. Quello sciopero improvvisato la mattina del 21 dicembre 2003, con tanto di picchetto ai cancelli, è finito in un’aula di giustizia.

Sul banco degli imputati 5 lavoratori dell’Aps mobilità, sindacalisti dei Cub trasporti, e 21 disobbedienti che, insieme, avevano bloccato l’uscita degli autobus dalle 5,20 al mezzogiorno di quella domenica di lotta e di protesta: Gianguido Borgato, Flavio Calzavara, Celestino Giacon, Stefano Pieretti e Carlo Tomasin (dipendenti Aps) e i disobbedienti Massimiliano Gallob, Gaia Alberti, Barbara Barbieri, Luca Bertolino, Giovanni Boetto, Federico Da Re’, Danilo Dal Bello, Duccio Ellero, Matteo Giacometti, Nicola Grigion, Gabriele Lamastra, Vincenzo Lovo, Antonella Manna, Isabella Menegazzo, Luciano Mioni, Roberto Montresor, Elia Rosati, Andrea Sguotto, Andrea Stefani, Luca Trivellato e Francesco Vettore. Per tutti l’accusa di cui devono rispondere davanti al giudice Gianluca Bordon è di concorso in interruzione di pubblico servizio. In aula è stato sentito il direttore generale di Aps Holding Mario Conte, svegliato di buon mattino da una telefonata del responsabile di servizio Tiziano Miolo: «Arrivai in azienda. Cercai una trattativa con i rappresentanti sindacali: volevo verificare se esistevano margini per far ripartire il servizio. Tuttavia verso le 11,30, sentito il presidente e un amministratore comunale, chiesi l’intervento della questura per far sgombrare l’uscita». Uscita sbarrata da bidoni e da qualche palo messo di traverso da trentina tra lavoratori e disobbedienti. La difesa (gli avvocati Paolo Berti e Martina Meneghello) hanno insistito per far ricordare al direttore Conte se, in quel periodo, lo scontro fosse accesso. Ma la sua memoria è apparsa offuscata rispetto a quella dell’ispettore Mauro Finesso della Digos che ben ricordava come fosse «in corso una vertenza sindacale aspra tra sindacati e aziende trasporti». Lo ha rammentato anche Giampietro Antonini, coordinatore nazionale dei Cub, ricordando che ci furono sollevazioni spontanee in tante parti d’Italia. E molti lavoratori finirono a processo o sotto procedimento disciplinare, ma furono poi assolti o le multe comminate vennero azzerate. «Lo sciopero del 21 dicembre fu una prosecuzione dell’astensione del 20 - ha precisato - Nessuno, peraltro, ha rispettato le fasce orarie garantite». Sentenza attesa per il 12 dicembre. Davanti al tribunale, ieri mattina, un’ottantina di militanti Cub-trasporti dal Veneto ha manifestato per solidarietà agli imputati.