Abbiamo appreso a mezzo stampa che i lavoratori in esubero dei call center relativi alla vertenza Abramo Customer Care, che dipendono dalle commesse Tim, saranno riconvertiti e impiegati nel progetto di digitalizzazione della pubblica amministrazione. Nonostante ciò costituisca un’ottima notizia per i lavoratori della nota struttura, che stanno subendo sulla loro pelle le manovre finanziarie di una compagnia che li ha prima spremuti e poi messi all’ultimo posto alle prime avvisaglie di una crisi, se questo progetto si concretizzerà dimostrerà ancora una volta quanto, oltre ogni tecnicismo e vincolo legislativo, conti la pura volontà politica nella risoluzione delle vertenze sindacali.
Mentre, infatti, viene permesso di “salvare la faccia” all’azienda di proprietà di una delle famiglie più in vista nella politica e nella società civile calabrese, i tirocinanti di inclusione sociale, lavoratori impiegati scandalosamente in nero da dodici anni nella pubblica amministrazione della regione, che non possono essere associati a niente e nessuno meno che al loro lavoro, permangono nel loro limbo fatto di assenza di tutele contrattuali, incertezza professionale, malattie non pagate, nessuno scatto di carriera e umiliazioni subite all’interno di un luogo di lavoro (province e comuni) nel quale vengono considerati impiegati “di serie B”, nonostante svolgano le stesse identiche mansioni dei loro colleghi.
Ci chiediamo perché dopo anni e anni di mobilitazioni e “trattative” prima con la Regione e, poi, con il governo centrale non si sia riusciti a individuare una formula adeguata a internalizzare negli enti pubblici tutte queste migliaia di lavoratori.
Ci meravigliamo del fatto che – mentre ci dobbiamo confrontare con un governo che afferma di aver trovato i fondi per realizzare il Ponte sullo Stretto di Messina e per inviare armi a Paesi in guerra – si insista a dire che non ci sono i margini di bilancio per stabilizzare questa fetta di personale de facto.
Ci chiediamo se questo non sia connesso con la possibilità, ormai ben collaudata, di utilizzare il bacino dei tirocinanti per garantirsi con il ricatto occupazionale un certo numero di voti?
Ci chiediamo, infine, se ciò non abbia a che fare con un certo grado di “privilegio” che certe sigle sindacali detengono rispetto ad altre, agevolando una schiera di lavoratori e non tutti i lavoratori che in queste terra vivono di precariato.
O peggio se i precari di una azienda che appartengo ad una delle maggiori famiglie borghesi della Calabria come “abramo” siano più tutelati di altri che lavorano per la pubblica amministrazione.
Continueremo la nostra lotta per la stabilizzazione e la dignità di TUTTI I LAVORATORI, veri produttori della ricchezza della nostra terra, a fronte di ogni speculazione economica e politica fatta dalla classe padronale e dal ceto politico che ad essa si ricollega.
Catanzaro lì 2 aprile 2024
Usb Tirocinanti Calabria