Se poi consideriamo la crisi economica e sociale in cui versa il paese, il documento presentato, se ancora non fosse chiaro, segna la resa definitiva di chi dovrebbe tutelare gli interessi dei lavoratori a vantaggio di chi deve fare profitti, con il contenimento del costo del lavoro legato alla produttività e alla competenza, con l’incentivazione della previdenza complementare/sanità privata (Welfare Aziendale), che drena soldi a discapito della previdenza/sanità pubblica.
Emblematica la trattativa in corso tra Confindustria, Cgil Cisl Uil e il Governo per il taglio del cuneo fiscale, quale strumento per fare fronte all’emergenza salariale, nascondendo, volutamente, che il cuneo fiscale è salario differito/indiretto dei lavoratori perché finanzia i servizi pubblici e le nostre pensioni.
I pochi euro che ci troveremo in tasca non sono altro che una partita di giro fatta con i soldi dei lavoratori, perché:
- Nega incrementi al salario accampando la scusa che i lavoratori “hanno già messo qualcosa in tasca”;
- il Governo Meloni, in considerazione delle minori entrate dovute al taglio del cuneo fiscale, dovrà compensare con ulteriori tagli alla spesa sociale (Scuola/Sanità) e, visto il taglio sulla parte dei contributi previdenziali, già qualcuno ipotizza la necessità (ancora!) di aumentare l’età pensionistica per “mantenere i conti in ordine”.
La soluzione non può essere che una diversa politica contrattuale che porti ad una reale redistribuzione della ricchezza prodotta. Per questo crediamo che sia assolutamente necessaria una proposta di rinnovo del CNNL che ponga al centro la dignità del lavoratore in quanto essere umano, la sua piena cittadinanza democratica nei luoghi di lavoro e un’equa ridistribuzione della ricchezza prodotta.
Serve una netta inversione di tendenza che rimetta al centro l’interesse dei lavoratori e il rinnovo del CCNL e che favorisca il raggiungimento di tali indirizzi di ordine economico e sociale, rivendicando incrementi salariali come:
- 300 Euro netti subito in busta paga sui tabellari
- Salario minimo orario ad almeno 10 Euro l’ora per assicurare minima dignità nel lavoro ed evitare gare al ribasso utilizzando il dumping salariale come avviene con i contratti pirata nei call center;
- Aumento del buono pasto a 9 euro, da erogare sia in caso di lavoro in presenza che in smart working.
- Superamento dell’indice IPCA nel calcolo della rivalutazione dei salari legandoli alla reale inflazione.
Sono inoltre necessarie politiche governative che prevedano investimenti nelle infrastrutture come le TLC e che puntino a riportare sotto il controllo pubblico un settore che è stato fortemente danneggiato dalle scellerate politiche di privatizzazione.
USB Lavoro Privato - Telecomunicazioni