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Sicurezza

Ci vuole ben altro per fermare le stragi. Le proposte della ministra Calderone sono solo fumo negli occhi

Roma,

L’informativa della Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali Calderone al Consiglio dei Ministri sugli interventi da prendere sul tema salute e sicurezza sul lavoro ha partorito il classico topolino. Sembrava ancora una volta che il governo stesse sul punto di avanzare delle proposte serie e alla fine la ministra se la cava con una serie di inasprimenti delle pene.  Vera e propria acqua fresca per i padroni e per gli assassini.

Il punto vero che non vogliono affrontare è quello degli adempimenti a cui devono essere obbligate le aziende che non devono essere generici e facilmente aggirabili, ma accurati, specifici e circostanziati in base alle attività svolte e all’insieme del contesto lavorativo al quale si riferiscono. La genericità degli obblighi è il vero fattore che consente alle aziende di sottrarsi alle responsabilità e risultare sempre impunite, addebitando il più delle volte le responsabilità agli stessi lavoratori.

Nei giorni scorsi la ministra Calderone aveva accennato alla possibilità di vagliare l’ipotesi di introdurre il reato di omicidio sul lavoro, ma l’opposizione fortissima della Confindustria deve averle consigliato di tornare rapidamente sui suoi passi. L’introduzione del nuovo reato, infatti, correlato da precisi indicatori di responsabilità, avrebbe un forte impatto deterrente sui padroni e costringerebbe gli stessi ad affrontare in modo molto più serio il tema della sicurezza. Puntuale, infatti, è arrivata la contrarietà pure del Ministro della Giustizia Nordio che, a nostro avviso, paragonando omicidio stradale e omicidio sul lavoro dimentica che quando una persona è riconosciuta colpevole di aver investito qualcuno con la propria auto finisce in galera, mentre quando un lavoratore muore in un cantiere non c’è mai un padrone che paga: è per questo che vogliamo che si istituisca il reato di omicidio sul lavoro.

Né del resto si prevede un intervento serio in materia di appalti, dove la questione in gioco non è quella degli appalti illeciti ma quella dell’abuso di uno strumento che invece di favorire una migliore organizzazione del lavoro serve esclusivamente a risparmiare su salari e diritti. Né si è deciso di intervenire per obbligare tutta la filiera delle aziende ad applicare identiche condizioni contrattuali, che non sarebbe un toccasana ma almeno ristabilirebbe una condizione di maggior equità e toglierebbe la motivazione del risparmio come fattore determinante la moltiplicazione ingiustificata dei subappalti a cascata. Anche il coordinamento delle Procure è una finta proposta che nasconde la non volontà di istituire una procura dedicata, che avrebbe ben altro impatto.

Se queste proposte saranno alla fine quanto il governo deciderà di varare nei prossimi giorni, avremo ancora una volta il nulla dopo tante parole di cordoglio ipocrita. Serve perciò una forte spinta dal basso per combattere l’impunità dei padroni e proseguire la sacrosanta battaglia per introdurre il reato di omicidio sul lavoro.

Proprio su questo tema USB è impegnata a promuovere una mobilitazione a Firenze ai primi di marzo assieme a tutte le forze che condividono la stessa esigenza.