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Trasporto ferroviario // Sciopero generale

Comunicato congiunto su sciopero e presidio in Piazza della Croce Rossa, Roma

Nazionale,

Lo sciopero generale del 20 giugno contro le guerre, il riarmo e l’economia di guerra ha visto un’adesione massiccia, anche nel settore dei trasporti. In particolare nelle ferrovie – tra personale viaggiante, manutentori e lavoratori della circolazione – la partecipazione è stata altissima, dimostrando che i ferrovieri non intendono accettare in silenzio l’ennesimo contratto al ribasso imposto dal Gruppo FSI. Lo stesso presidio di ieri insieme all'Assemblea Pdm-PdB a Roma è stato vivo e partecipato con una delegazione ricevuta dal MIT.

Grazie a questo risultato, CUB Trasporti, SGB e USB Lavoro Privato lo dicono con ancora più determinazione: i ferrovieri si oppongono ai rinnovi contrattuali truffa, firmati alle spalle dei lavoratori e senza alcun processo democratico. Per questo rilanciamo la richiesta, già presentata a CGIL, UIL, UGL e FAST Confsal, di sottoporre i contratti a referendum veri, trasparenti, online, con la partecipazione attiva del Comitato del NO.

Respingiamo con forza le parole gravi e irresponsabili del Vice Ministro al Lavoro Claudio Durigon, che ancora una volta invoca una stretta autoritaria sul diritto di sciopero, come se il problema del Paese fossero i lavoratori e non le scelte di governo che li impoveriscono da anni. Un attacco che arriva da chi rappresenta un esecutivo che ha tagliato salari, precarizzato il lavoro, smantellato tutele e ora vorrebbe mettere il bavaglio anche al dissenso.

Durigon parla di “ferie degli italiani”, ma noi difendiamo i diritti di chi ogni giorno quelle ferie le garantisce: lavorando nei turni, nei treni, nelle officine, lungo la linea ferrata, con stipendi insufficienti e contratti peggiorativi. A migliaia hanno scioperato oggi, rinunciando al salario, per dire basta. Questo governo, come i precedenti, ignora le cause del disagio e preferisce la repressione.

Non meno vergognoso l’intervento del segretario generale della Filt CGIL, Stefano Malorgio, che condanna “i troppi scioperi” e si schiera a difesa di una legge sullo sciopero già repressiva, e si preoccupa per l'ulteriore stretta perché andrebbe "a danno soprattutto delle organizzazioni confederali", disinteressandosi completamente del fatto che andrebbe a danno di tutti i lavoratori. Per poi proporre una norma sulla rappresentanza per eliminare le sigle "scomode". Forse avrebbe dovuto guardare cosa succedeva ieri nelle stazioni italiane, dove la partecipazione dimostrava quanto siano vive e radicate proprio quelle sigle che lui vorrebbe far sparire.

Il vero problema del settore ferroviario è un sistema sindacale chiuso, autoreferenziale, che firma contratti a perdere uno dopo l’altro, senza alcun mandato democratico. Un sistema che ha svenduto salari, diritti, sicurezza.

Noi, al contrario, CUB Trasporti, SGB, USB Lavoro Privato insieme a l’Assemblea Macchinisti e Capitreno, rivendichiamo con orgoglio ogni minuto di sciopero fatto, ogni azione di protesta, ogni voce che si è sollevata contro l’impoverimento e l’autoritarismo.

Il dissenso nelle ferrovie non si spegne. Cresce. E non lo fermeranno né i decreti, né i manganelli, né le dichiarazioni da campagna elettorale.