La giornata del 4 febbraio dedicata alla mobilitazione a favore della difesa e dell’estensione del Reddito di Cittadinanza ha assunto un carico di significati che è andato ben oltre l’evento. In questa fase politica, difendere il Reddito assume i contorni di una battaglia di dignità, che vede in prima linea non soltanto gli stessi percipienti per i quali i 700 euro al mese rappresentano comunque una misura insufficiente a far fronte alle sole spese essenziali (affitto, bollette, alimentari), ma anche tutte quelle categorie che, travolte da una lunga stagione di politiche antipopolari e da una speculazione galoppante sui prezzi al consumo, non riescono ad intravedere una prospettiva di vita.
Ed è un elemento di riflessione profonda che sabato in piazza le categorie rappresentate fossero molteplici, segno tangibile del proliferare di tutta una serie di “nuove povertà” che provano a resistere alla martellante propaganda messa in atto dal governo Meloni per il quale il nemico dei penultimi sarebbero gli ultimi. In piazza c’erano operai, impiegati, studenti, percettori del RdC. Tutti animati da una consapevolezza comune: la lotta al carovita coinvolge tutti. Se i prezzi dei beni al consumo e delle materie prime aumentano secondo percentuali a due cifre, stipendi e salari non possono essere pressoché fermi. Vanno rivendicati perciò rinnovi contrattuali adeguati all’inflazione reale, va continuata con forza una battaglia per un salario minimo pari a 10 euro l’ora, occorre organizzarsi per combattere contro i progetti di autonomia differenziata che aumenteranno il divario tra nord e sud nonché tra l’Italia ed il resto d’Europa. Lottare affinché un giorno nessuno abbia bisogno di ricorrere al Reddito Cittadinanza e affinché chiunque possa vivere una vita degna di essere chiamata tale, in cui si lavori per vivere e non si viva per lavorare.
Salerno ha risposto all’appello, esprimendo appieno quella confederalità che è l'anima dell’Unione Sindacale di Base portando in piazza, nel corso del presidio della mattinata di sabato, tutti questi fronti di lotta uniti in un’unica prospettiva. Rivendicazioni chiare ed espresse con forza dalla USB nel corso dell’incontro con la Delegazione Prefettizia, alla quale è stato consegnato un documento – comune a quello consegnato ai prefetti delle altre città della Campania in cui si è tenuto il Presidio – in cui si ribadisce con forza la necessità di porre un argine alla vera e propria campagna di criminalizzazione mediatica e materiale dei percettori del Reddito di Cittadinanza.
La giornata di sabato 4 febbraio si è posta alla vigilia di un altro appuntamento di vitale importanza: lo sciopero del 10 febbraio del comparto scuola, dei lavoratori e delle lavoratrici precarie (e precarizzati/e da inqualificabili procedure concorsuali) e degli studenti in lotta contro il crimine dell’alternanza scuola-lavoro USB sarà in piazza a Roma, a partire dalle ore 10.00 dinanzi alla sede del Ministero dell’Istruzione e del merito per gridare – una volta per tutte – “Basta precarietà!”.