Nessun accordo dal confronto tenuto nella tarda mattinata e terminato intorno alle 14.00 tra sindacati ed Arcelor Mittal, sorda alle richieste di rotazione e incentivo sulla cassa integrazione che vengono appunto dalle organizzazioni sindacali. L’azienda, rappresentata nell’incontro dal Direttore delle Risorse Umane, Arturo Ferrucci, ha dichiarato che, nel caso in cui il Governo non dovesse garantire l’estensione della cassa integrazione per Covid oltre il periodo già definito, e fino alla fine dell’anno, provvederà ad attivare gli ammortizzatori sociali tradizionali, ripartendo dalla sospensione degli stessi fatta nel periodo precedente all’emergenza sanitaria. Al momento le unità lavorative in cassa integrazione sono 3.000, 3.100 quelle che si alternano svolgendo attività sui tre turni, la restante parte, circa 2.000, tra ferie, malattia ed infortuni. L’azienda ha dichiarato che i numeri saranno questi, nella migliore delle ipotesi, ma che potrebbero aumentare per diretta conseguenza del blocco delle commesse.
Unica apertura manifestata da Mittal: la possibilità concessa ai dipendenti di programmare il proprio periodo di ferie.
Comunicata dall’azienda la ripartenza dei lavori Aia nella giornata di ieri, ed esattamente gli interventi relativi al trattamento delle acque reflue in Afo, Laf e Coke, la copertura dei nastri trasportatori, che riguarda solo la metà delle zone che dovrebbero essere interessate, ed il ripristino delle Batterie 7, 8 e 9. Ciò con l’impiego di 2.100 dipendenti di ditte dell’appalto su un totale di 4.000 unità. Quasi 2000 quindi in cassa integrazione.
I sindacati sono stati inoltre informati circa ripartenza e fermata di alcuni impianti: il 27 luglio si fermerà per termine commessa Produzione Lamiere per un periodo di 5 settimane e ripartirà solo in caso di nuove commesse; Laf al momento in attività, si fermerà subito dopo se non dovesse esserci altro lavoro; restano fermi Acciaieria 1 e Altoforno 2.
Usb ritiene, per quel che riguarda gli interventi Aia, che si tratta solo di una piccolissima parte di quel che la multinazionale dovrebbe fare per osservare le prescrizioni. Al netto di questa ennesima dimostrazione da parte di Arcelor Mittal, l’Unione Sindacale di Base ribadisce l’esigenza che il Governo intervenga efficacemente per chiudere questa gestione improduttiva e deleteria, ed aprire invece una nuova fase di sviluppo attraverso un Accordo di Programma che miri a rispettare lavoro e territorio. L’esempio della Ferriera di Servola, a Trieste, è sotto gli occhi. Perché non replicare a Taranto?
Usb Taranto