Non abbiamo alcuna intenzione di farci trascinare nelle polemiche elettorali su Ita/Alitalia dopo le nefaste esperienze della "alitalianità" lanciata da Berlusconi nella campagna elettorale del 2008 e il "ci pensiamo noi" del M5S in quella del 2018.
Allo stesso tempo, ci lasciano molto più che perplessi gli accorati appelli di alcune sigle a far presto per la vendita di Ita a Lufthansa/msc oppure al fondo certares.
ITA è una compagnia nata male con un progetto industriale bocciato anche per il più filo draghiano degli esperti del settore. Infatti, perde somme considerevoli ogni giorno, persino di più di Alitalia lai, cai e sai, proprio perché soffre degli stessi mali (aggravati per giunta) dei suoi predecessori: mancanza di investimenti, dimensioni insufficienti, sbilanciata sul m/r e senza un quadro regolatore certo e uguale per tutti.
Il punto è che Ita è stata disegnata su misura fin dall'inizio per essere delle dimensioni giuste, con migliaia di lavoratori in meno, senza più handling e manutenzione, con un costo del lavoro ridicolo per essere disegnata su misura per i bisogni di un competitore straniero.
Una mega marchetta fatta nel pieno rispetto degli equilibri europei, perpetuando la spartizione del mercato italiano e scaricando i costi sulla pelle dei lavoratori e lavoratrici e dall'intera collettività, che draghi ha tutta l'intenzione di onorare.
Per noi, invece, si deve porre il tema di come l'Italia dovrebbe riprendersi il suo mercato aereo, di come questo Paese necessiti di una compagnia con dimensioni minime da ridare lavoro a tutti quelli che l'hanno perso in questi ultimi anni di pandemia, invece di fare i precari sottopagati come sta accadendo in queste settimane, della mitologica riforma di sistema che aspettiamo da anni.
Perorare la svendita senza rimettere al centro queste questioni è come difendere status quo indifendibili insieme a management inguardabili. In effetti, se si vuole difendere la propria assunzione, posti di comando, clientele, passaggi di qualifica e promozioni ovvero tutto quello accaduto dalla firma degli accordi di dicembre in poi, allora è meglio che le cose rimangano più o meno come stanno.
La battaglia sul rilancio di un full service carrier nazionale e pubblico è stata perduta soprattutto a causa di una classe politica complessivamente miope se non proprio incapace.
Questo non toglie l'assoluta necessita di tutelare l'occupazione, i diritti, la dignità e il futuro di tutti nessuno escluso.
Questi sono i temi che dovrebbero essere al centro della discussione rispetto chi e come gestirà Ita nei prossimi anni: il progetto industriale deve essere completamente rivisto se si vuole concretamente tutelare il lavoro di chi oggi ce l'ha e di coloro che invece non ce l'hanno.
Ultima considerazione: una compagnia che nasce sulle macerie della rottura delle regole, sul dolore di migliaia di espulsioni, sulla vergogna delle discriminazioni e dell'arbitrio sulle assunzioni senza la minima trasparenza, su un contratto palesemente insoddisfacente e sulla ingiustificabile scomparsa dei diritti acquisiti non è destinata in nessun caso a durare a lungo.
Ci auguriamo che chiunque guiderà questa compagnia in futuro sia cosciente del reale stato di Ita, di come ricostruire una compagnia aerea affrontando anche l'eredità di migliaia di ricorsi portata in dote da chi l'ha guidata finora.
USB Trasporto Aereo