L’abbattersi della pandemia ha rappresentato l’ennesimo duro colpo per il sistema sanitario pubblico italiano, già profondamente minato da oltre un decennio di progressivo definanziamento della spesa sanitaria che, secondo il report “7/2019” della fondazione Gimbe, ha raggiunto i 37 miliardi di euro. Il dimezzamento dei fondi, a causa delle misure di austerità imposte dalle istituzioni europee, si è tradotto in una forte riduzione dei posti letto, del personale medico e paramedico e nel blocco del turn over.
In questo contesto la situazione calabrese è ben più drammatica: a distanza di circa 15 anni dal varo del piano di rientro dal disavanzo, di fatto il diritto alla salute è negato a circa 2 milioni di cittadini. Le cause, ovviamente, sono tutte da attribuire alla gestione criminale del settore da parte della politica.
L’ASP di Cosenza, la più grande della Calabria, che dovrebbe servire un bacino di circa 700mila cittadini, ha un debito che si aggira tra i 750 milioni e 1 miliardo di euro. A trarre vantaggio da questo fallimento sono i proprietari delle strutture sanitarie private che da anni ricevono fiumi di denaro, attraverso le convenzioni con le aziende sanitarie provinciali.
Solo nella provincia di Cosenza risultano presenti oltre 100 tra cliniche ed Rsa. Per rendersi conto del profondo legame tra questi sedicenti imprenditori, che pur non investendo un euro di tasca loro si arricchiscono a dismisura con i soldi pubblici, basta semplicemente leggere i nomi e i cognomi di chi ha occupato e occupa tuttora gli scranni del consiglio regionale calabrese.
La Rsa cosentina San Bartolo-Misasi, recentemente passata di mano dal gruppo Morrone al gruppo iGreco, incassa 3 milioni 599 mila euro per le degenze dei pazienti acuti e post acuti e 1 milione 748 mila euro per le prestazioni ambulatoriali.
La nuova proprietà, appena insediatasi, ha deciso di avviare una procedura di licenziamento per ben 51 dipendenti tra OSS, portieri e ausiliari. Da subito è stata manifestata una totale chiusura al confronto con l’USB e le altre sigle sindacali e la Regione Calabria. La mobilitazione prosegue ormai da mesi e nonostante l’impegno assunto, seppur con significativo ritardo, dell’amministrazione regionale ad affrontare la vertenza nella Terza Commissione sanità, la famiglia Greco il 13 gennaio scorso ha inviato le prime lettere di licenziamento agli operai. Da qui l’importante giornata di protesta da noi promossa, che ha condotto alcuni lavoratori sul tetto della struttura sanitaria. Una giornata di lotta segnata da continue ed eclatanti minacce e provocazioni da parte del patron Saverio Greco contro i licenziati.
Questo è il clima nel quale si è inserito l’attacco gravemente diffamatorio da parte del gruppo iGreco, sfruttando alcuni lavoratori, nei confronti del nostro delegato Ferdinando Gentile. Una preoccupante macchina del fango che tenta di delegittimare la nostra organizzazione e che rispediamo con forza al mittente.
Questo territorio si conferma allergico alle manifestazioni di dissenso nei confronti dei grandi gruppi imprenditoriali, sostenuti in maniera bipartisan dalla politica locale. Le ultime sortite dei fratelli Greco, ferocemente innervositi dalla nostra determinata attività sindacale, ne rappresentano la conferma più lampante. Anche alla luce dei recenti e ripetuti attacchi a nostri delegati, ci pare di assistere ad una grave e preoccupante unità d’intenti tra vertici della Questura di Cosenza e i peggiori esponenti dell’imprenditoria locale al fine di colpire l’USB.
La conferma dei licenziamenti dei dipendenti della clinica Misasi acuirebbe sensibilmente la crisi sociale che si vive nella nostra città. A questo proposito confidiamo che la Regione Calabria intervenga in maniera decisiva così da far ritirare i licenziamenti e tutelare l’occupazione di decine di lavoratori e lavoratrici.
Nella giornata di giovedì scorso, infatti, insieme alle altre sigle sindacali, abbiamo avuto audizione presso la Commissione sanità della Regione Calabria, dove abbiamo esposto la situazione che si sta verificando a seguito della chiusura della procedura di licenziamento collettivo. La nostra richiesta è l’apertura di un tavolo tecnico con il Presidente e Commissario Roberto Occhiuto e contestualmente il congelamento dei licenziamenti, in modo tale da poter evitare una perdita così ingente di posti di lavoro.
L'azione di USB sul nostro territorio prosegue con ancor maggiore forza e determinazione.
USB Confederazione Cosenza
Cosenza, 22.01.2023