Caro bollette, calo del potere d’acquisto dei salari, lavoro sempre più scarso e precario ma sopratutto la mancanza di alloggi a prezzo accessibile. Sono questi gli ingredienti dell’emergenza abitativa che si sta verificando a Piombino, sono sempre di più le famiglie sotto la soglia di povertà, sotto sfratto o in attesa di una casa popolare. Negli ultimi anni, trovare un’abitazione in affitto è sempre più difficile.
“La strada da seguire sarebbe quella di calmierare il mercato degli affitti attraverso una nuova legge che vincoli i canoni a un massimale sul salario reale dei nuclei familiari, sia per mezzo dell’immissione massiccia di nuova edilizia residenziale pubblica da destinare alla tutela del diritto alla casa”.
Nel 2023, il governo ha deciso di non rifinanziare il contributo all’affitto né il fondo per la morosità incolpevole, gli unici ammortizzatori sociali che erano rimasti nel settore delle locazioni per tamponare l’emergenza abitativa. Il contributo all’affitto era stato introdotto nel 1998 dalla legge 431, con l’obiettivo di permettere a un’ampia fascia di popolazione di accedere alla casa attraverso una integrazione al canone di locazione: per capire man mano quale fosse la somma necessaria da stanziare, il governo avrebbe dovuto istituire un Osservatorio pubblico presso il Ministero. Eppure questo Osservatorio è stato creato solo l’anno scorso, e ancora non risulta operativo.
Anche per questo, gli stanziamenti per il contributo all’affitto sono stati sempre discontinui e non legati alle reali necessità delle famiglie, ma piuttosto alle esigenze di spesa dei governi. Promuovere interventi “socialmente orientati” da parte di attori privati, attraverso incentivi e detrazioni fiscali.
USB PIOMBINO