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Dai Luoghi di Lavoro PI

PNRR2 del governo Draghi: abolisce gli Assegni di Ricerca, proroga le stabilizzazioni, introduce il contratto a tempo determinato con licenziamento

Nazionale,

Dovremmo dire che il Senato ha fatto un buon lavoro se analizzassimo l’intervento sulla ricerca del PNRR2 (DL 36 approvato al Senato) limitatamente all’abolizione degli AdR e alla proroga delle stabilizzazioni ai sensi dell’art. 20 comma 2 del Decreto Madia (d.lgs. n. 75/2017) sino al 2024 che a nostro avviso deve comprendere necessariamente anche i TD comma 1.

Come USB abbiamo sempre avversato i contratti per Assegni di Ricerca considerandoli insieme alle borse di studio e alle parcelle, il peggiore dei modi di imporre precariato a basso costo e senza diritti. Lavoro nero vero e proprio.

Lo abbiamo denunciato, sin dal 2013, alla Commissione europea, determinando peraltro l’apertura della procedura di infrazione che ha portato a questo importante risultato. Ed è persino possibile che l’abolizione dell’assegno di ricerca possa essere accolta come un danno dagli stessi assegnisti e da svariati baroni a cui sta molto bene la logica del personale di ricerca in cui si paga due e si prende tre. In definitiva l’AdR è stato sino a ieri un modo subito di lavorare che, fino al 2017, anno di introduzione delle stabilizzazioni, non portava mai all’assunzione.

E anche con le stesse norme di stabilizzazione si è toccato con mano quanto sia stato difficile, se non impossibile come nel caso dell’IFNN, ottenere l’assunzione.

Sulla proroga delle stabilizzazioni non possiamo festeggiare troppo, è nota infatti l’avversione del ministro Messa e dei vari presidenti alle stesse stabilizzazioni. Ma la norma di stabilizzazione c’è e ne esigeremo l’applicazione.

Il PNRR2 introduce una nuova forma contrattuale a tempo determinato, massimo quadriennale, che risulta molto fumosa e sicuramente non stabilizzabile e, aggiungiamo noi, di dubbia costituzionalità.

La ricerca ai tempi del PNRR. Se il governo da un lato, costretto dall’Europa, corregge le norme peggiori, dall’altro ricrea i presupposti per la ricostituzione di migliaia di precari, stavolta con migrazioni dagli atenei agli EPR mai viste prima.

USB non si fermerà mai e continuerà a lottare e a vincere per i diritti!

Anche demolendo norme ingiuste e brutali come questa del nuovo contratto.

Unione Sindacale di Base – Pubblico Impiego - Ricerca
24 giugno 2022