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Questione green pass, non cadiamo nella trappola: restiamo uniti!

Roma,

Siamo oramai alla vigilia dell'introduzione dell'obbligo del green pass per l'accesso ai luoghi di lavoro pubblici e tra il personale sussiste una legittima preoccupazione sulle modalità con le quali verrà gestita questa vicenda. Né l'incontro tenuto con l'Amministrazione giovedì 7 ottobre ha sciolto dubbi e perplessità considerato che da un lato le risposte alle nostre sollecitazioni sono state poche e confuse e dall'altro discutere solo di green pass senza affrontare un ragionamento generale sulla sicurezza nei luoghi di lavoro conduce ad una discussione parziale e fuorviante.

Parlare di sicurezza nei luoghi di lavoro significa per USB non prevedere rientri massivi perchè nessun ufficio oggi è attrezzato per accogliere tutto il personale in sicurezza; prolungare lo sw almeno fino al perdurare dello stato di emergenza; implementare i protocolli di sicurezza garantendo il distanziamento, i DPI (FFP2) ed ogni misura che si renderà necessaria anche considerando la maggiore aggressività delle varianti. Insomma temi che sono stati al centro del riuscitissimo sciopero generale dell'11 ottobre.
Ma tornando al green pass vogliamo subito chiarire la nostra posizione in merito.

L'USB ritiene che il vaccino sia, allo stato dell’arte, il più importante e utile strumento sanitario per contrastare la pandemia da Sars – CoV-2, assieme all’utilizzo delle mascherine, del distanziamento e del tracciamento.

Sulla scorta di queste convinzioni, fin dall’esplodere della pandemia, ci siamo mobilitati per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici in tutti i luoghi di lavoro, ingaggiando un corpo a corpo con l'amministrazione per ottenere protocolli di sicurezza adeguati all'emergenza in atto, conducendo una campagna nazionale ed internazionale per la totale gratuità, riproducibilità e diffusione dei vaccini togliendo il vincolo dei brevetti che devono essere pubblici e non a garanzia del profitto delle multinazionali, ritenendo indispensabile vaccinare tutti in tutto il mondo.

Perchè le varianti non hanno confini geografici ...

Infine, USB è stata l’unica organizzazione sindacale ad organizzare proteste e manifestazioni perché la quarantena venisse considerata alla stregua della malattia e quindi retribuita.

Fatta questa premessa, il green pass rischia di trasformarsi invece in un pericolosissimo “libera tutti” che esenta i datori di lavoro da tutte quelle misure di sicurezza che per legge sono tenuti a garantire ribaltando il problema sul singolo lavoratore.
L’introduzione del green pass quale condizione per recarsi al lavoro è, per l’USB sbagliata, perché non essendo una misura sanitaria, rischia di trasmettere la pericolosa illusione che gli uffici siano in sicurezza.

Inoltre non essendo previsto per legge l'obbligo vaccinale, la richiesta in alternativa di un tampone ogni 48 ore, a totale carico dei lavoratori, paradossalmente implica che gli stessi debbano pagare per andare al lavoro in contrasto con l'art 15, comma 2, del Dlgs 81/08 secondo il quale le misure relative alla sicurezza non devono comportare nessun onere finanziario  per i lavoratori.

Ma soprattutto l'introduzione del green pass sta determinando tra i lavoratori pericolosissime lacerazioni con discussioni che spesso assumono toni virulenti e si polarizzano rischiando di far perdere di vista la necessaria lucidità e razionalità che occorre avere a maggior ragione in queste circostanze.

Crediamo che occorra non cadere nella trappola che ci hanno teso.
Il green pass sta diventando una formidabile arma di distrazione di massa per concentrare tutta la discussione solo su questo aspetto e sviare l'attenzione dalle politiche che questo governo sta mettendo in campo: che per il settore privato si stanno traducendo in centinaia di migliaia di licenziamenti e per il settore pubblico nella ripresa dell'ennesima campagna denigratoria contro i lavoratori.

Non è un caso che lo squadrismo fascista stia utilizzando questo argomento per alzare una cortina fumogena sulle politiche del governo Draghi. Le violenze fasciste di sabato scorso e l'assalto alla sede della Cgil nazionale, alla quale esprimiamo solidarietà, lo dimostrano chiaramente e ripropongono la necessità di mettere fuorilegge le organizzazioni neofasciste e di colpire ogni complicità politica ed istituzionale con il fascismo ed il razzismo.

Se quindi il vaccino è, a nostro avviso, il più importante strumento di sanità pubblica, lo stesso non può dirsi per il green pass che, oltre a non essere misura di carattere sanitario, rischia di porre dei problemi tecnici, legati per esempio alla impossibilità di programmare l'attività a seguito dell'imprevedibile assenza di personale che si aggiungerebbe alla cronica carenza di organico.

Ed allora pur nell'ambito di uno strumento che per tutte le suddette ragioni riteniamo non condivisibile e comunque non adatto a garantire la sicurezza nei posti di lavoro, avanziamo delle proposte per gestire questa fase nella maniera più ragionevole possibile e meno invasiva:

1)    effettuare i controlli all'accesso e non a campione dopo l'entrata nel posto di lavoro. Ciò al fine di evitare controlli “mirati” e che l'eventuale ingresso determini conseguenze disciplinari e sanzionatorie;
2)    indicare i datori di lavoro come unici soggetti deputati al controllo (o il personale addetto alla reception o alla vigilanza laddove presente) senza deleghe nei confronti del personale;
3)    gratuità dei tamponi, su base volontaria, per tutto il personale che lo richieda indistintamente.
4)    Rilascio di attestazione al lavoratore che non è stato fatto accedere in ufficio con esplicitate le motivazioni

Queste proposte che abbiamo rappresentato alla Direttrice Centrale Risorse umane, unitamente a tutte le misure a tutela della salute, non hanno la pretesa di risolvere le criticità di gestione che l'introduzione di questa misura inevitabilmente determinerà, ma almeno rispondono all'esigenza di scongiurare una gestione traumatica del problema.

E soprattutto evitano contrapposizioni tra lavoratori e schieramenti tra “tifoserie” che renderebbero velenoso il clima negli uffici.

E in questa fase di pesante attacco al lavoro pubblico di tutto abbiamo bisogno fuorchè di divisioni.

USB PI Agenzie Fiscali