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Comunicati Lavoro Pubblico

RdB CUB scrive alla trasmissione Report in merito all'inchiesta "Intoccabili"

Nazionale,

Gentili Milena Gabanelli e Sabrina Giannini,

 


vi scriviamo in merito alla puntata dal titolo "Intoccabili" andata in onda lo scorso 20 maggio, che ha suscitato in noi amarezza insieme a numerosi interrogativi.


"Report", solitamente esempio di giornalismo di inchiesta coraggioso ed accurato ha, nel caso della trasmissione in questione, mostrato un sensibile mutamento nel metodo e nello stile sul quale desideriamo esprimervi le nostre osservazioni.


I casi di assenteismo presentati – in sé scontatamente esecrabili – nel vostro reportage risultano decontestualizzati, sia per quanto attiene l’organizzazione del lavoro (contesto che determina non poco le modalità in cui ogni singolo lavoratore, sia pubblico che privato, si trova ad operare) sia sotto il profilo delle rilevantissime trasformazioni che hanno interessato il settore del Pubblico Impiego negli ultimi 15 anni, andando così a restituire un quadro di insieme a nostro avviso fortemente discutibile. E partiamo da un esempio concreto.


In merito all’Arsenale Militare di Taranto avete già ricevuto ampia documentazione da parte sia del nostro Coordinamento Nazionale Difesa che dalle RdB di Taranto. Ci preme qui farvi notare che nella vostra inchiesta non emerge il fondamentale dato di come molti locali dell’Arsenale non siano utilizzabili (per un totale di 18.000 metri quadri) perché dal 2005 posti sotto sequestro dalla Magistratura in quanto privi delle condizioni minime di vivibilità e ritenuti non a norma in base alla Legge 626. Non viene inoltre da voi riferito il fatto che l’Ispettorato del Lavoro sta lì svolgendo una ispezione che è ancora in corso.


Dovrebbe essere ovvio che locali non a norma appaiano deserti, e che gru non sicure giacciano immobili: non si può - e a nostro avviso, tassativamente non si deve - richiedere ai lavoratori di utilizzarli a loro rischio e pericolo. Soprattutto in un paese che vanta lo scandaloso primato di circa 4 morti sul lavoro al giorno - per non parlare dei numerosissimi gravi incidenti sul lavoro, censiti e non.


Sulla allarmante situazione dell’Arsenale, e sui diritti dei lavoratori sia interni che dipendenti precari delle ditte appaltatrici, le RdB-CUB hanno da tempo espresso le proprie denunce, indetto numerose iniziative di lotta, chiesto l’intervento dei referenti istituzionali a livello locale e nazionale. Non avete ritenuto opportuno darne conto – libere di farlo.


Meno corretto è lasciar emergere nell’inchiesta soltanto l’affermazione che tutte le organizzazioni sindacali siano state complici della degenerazione dell’Arsenale.


Ci appare tuttavia preoccupante che come giornaliste non vi siate poste il quesito (o se lo avete posto a voi stesse, non lo avete certo espresso allo spettatore) di come all’Arsenale di Taranto si sia giunti alla condizione attuale.


Sin dagli anni del Ministro Andreatta, alla Difesa si è imboccata la strada delle esternalizzazioni, basate sull’assioma che tale soluzione avrebbe ridotto i costi; di conseguenza nel tempo si è evitato di investire in siti come l’Arsenale di Taranto, lasciandoli lentamente morire di consunzione, favorendo al contempo i privati che assumevano gli appalti, da cui sono derivati costi reali triplicati.

"Report", solitamente sensibile a sviscerare temi analoghi, in questo caso ha solo accennato un "cui prodest?" senza averlo di fatto approfondito.


Ma trasformazioni consistenti, e a nostro avviso per certi versi devastanti, non hanno certo investito soltanto il settore della Difesa. Fino al ‘93, anno di inizio della cosiddetta "contrattualizzazione" del rapporto di lavoro pubblico, al momento di assumere servizio presso la Pubblica Amministrazione i dipendenti dovevano giurare la propria fedeltà allo Stato. Non era possibile entrare nella P.A. se si erano persi i diritti civili o se si avevano carichi pendenti di qualsiasi tipo, dall’omicidio al mancato pagamento di multe.


La successiva scelta di "privatizzare" il rapporto di lavoro pubblico, voluta fortemente dai Governi negli anni ’90, e sostenuta da Cgil Cisl Uil che vi hanno lavorato concretamente con i propri esperti, ha significato cancellare proprio questa funzione – pubblica ed unica – parificando il rapporto di lavoro pubblico a quello privato, dove non c’è da rispondere del proprio operato ai cittadini, ma ad un datore di lavoro che ha investito i propri soldi ed ha assoluta necessità di riceverne profitto.


Proprio da questa privatizzazione del rapporto di lavoro ha preso avvio lo smantellamento della Pubblica Amministrazione, realizzata attraverso una costante sottrazione delle risorse da destinare alla P.A. (voluta da tutti i governi degli ultimi 15 anni) e che ora si intende portare a compimento attraverso l’infausto "memorandum" sottoscritto da governo e Cgil Cisl Uil, insieme ad altri provvedimenti legislativi (come l’ultima Legge Finanziaria o il DDL Lanzillotta) messi in campo dall’attuale governo di centro-sinistra.


La nostra organizzazione sindacale, che nel Pubblico Impiego conta oltre 75.000 iscritti, continua invece a ritenere che esista una differenza profonda tra il lavoro pubblico e quello privato, proprio per la funzione sociale che il lavoratore pubblico è tenuto a svolgere. Alla base di questa visione vi è la premessa del dettato costituzionale, che prescrivere l’accesso al lavoro pubblico solo attraverso selezione e verifica di una prova di concorso effettuata con commissioni composte da esperti. Anche se purtroppo proprio questa premessa rappresenta un difficile ostacolo per la stabilizzazione di tanti precari che da decenni svolgono il loro lavoro nella Pubblica Amministrazione, e per i quali riteniamo doverosa una soluzione urgente e complessiva.


Il tema dei "nullafacenti", traendo spunto dal giusto desiderio dei cittadini di avere una Pubblica Amministrazione in grado di soddisfare con qualità esigenze prioritarie (il diritto alla casa, il diritto alla salute, alla mobilità, ad un processo in tempi accettabili, ecc.) è stato usato in questi mesi come una clava per attaccare il Pubblico Impiego nelle sue funzioni e nella sua dignità. Questa campagna denigratoria si è esplicata di pari passo alla preparazione della definitiva messa sul mercato - e a costi che saranno ben diversi da quelli attuali - di servizi finora erogati al cittadino a prezzi calmierati e con modalità finalizzate a garantire anche la sicurezza di tutta la collettività. Un solo esempio, fra i tanti che potremo citare: nell’ultima Finanziaria sono state create le condizioni affinché alcuni delicati servizi (e quelli più redditizi) attualmente svolti dalla Motorizzazione Civile possano essere gestiti dai privati; ci domandiamo cosa succederà quando la revisione di un autotreno di quaranta tonnellate potrà essere effettuata da un soggetto privato che deve ricavarne profitto, magari disposto a "chiudere un occhio" davanti alla sostituzione di un impianto frenante il cui costo va dai mille Euro in su…


Ci addolora pertanto constatare che l’inchiesta "Intoccabili", abbracciando il tema "fannulloni", e tralasciando al contempo il quadro di riferimento che qui sopra abbiamo tentato di descrivere, contribuisca di fatto ad una campagna mirata allo smantellamento dello Stato sociale.


Vi invitiamo, per la stima che abbiamo nutrito nei confronti del lavoro svolto nel tempo da "Report", a prendere in considerazione le nostre osservazioni anche per futuri approfondimenti sui problemi della Pubblica Amministrazione, ed a lasciare la messa alla gogna del "fannullone" di turno ad altre trasmissioni di ben diverso stile e vocazione.

 

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Il 1 giugno ci risponde Milena Gabanelli:

Perdonatemi, ma non comprendo il senso della vostra lettera.
La situazione è quella che è stata mostrata. Nessuno ha detto che se all'arsenale non si lavora è colpa dei 1300, è evidentemente colpa di chi non li fa lavorare o non li mette in condizione di lavorare... Dov'erano i sindacati mentre si consumava lo scempio? Non lo chieda a noi, che facciamo un lavoro più semplice e cioè: "signori qui ci sono 1300 persone a cui si paga lo stipendio ma che non fanno niente perchè il lavoro lo si fa fare fuori. Punto. Chi ha la responsabilità per modificare le cose, lo faccia!

Un cordiale saluto
Milena Gabanelli

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