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Telecomunicazioni Gruppo Tim

TIM: TANTI CANI INTORNO A UN OSSO MA I LAVORATORI DOVE SONO?

Nazionale,

In attesa di conoscere la valutazione degli advisor di TIM e KKR, che si ipotizza avverrà non prima di fine gennaio 2022, la fase competitiva e turbolenta dei principali player delle TLC mette in luce tutta la vulnerabilità di TIM che gestisce un’infrastruttura di interesse generale. In ballo ci sono posti di lavoro, la gestione della rete e dei dati che ci viaggiano, il diritto all’accesso e l’indipendenza politica ed economica del Paese.

 

Varie fonti giornalistiche riferiscono di una riorganizzazione del gruppo TIM in diverse attività di business autonome e indipendenti, tra cui lo scorporo della rete (con 31mila dipendenti e 25 miliardi di euro di debito lordo) slegata dai servizi commerciali (con circa 9mila dipendenti e 9 miliardi di euro di debito lordo).

Un’operazione che ci trova profondamente contrari e di cui non si conoscono né i perimetri né le modalità di realizzazione.

Ribadiamo la nostra netta opposizione a qualsiasi tentativo di conciliazione sui 29 miliardi di debito, che colpisca i 45 mila lavoratori del gruppo, compresi i 7 miliardi di debiti pensionistici.

La pandemia ha riconfermato come dietro il settore dei servizi di telecomunicazioni ci siano enormi interessi economici speculativi e concorrenziali ma anche interessi di tipo strategico, geopolitico e di sicurezza nazionale.

In nessun paese europeo il settore strategico delle TLC ha conosciuto l’abbandono dello Stato e i saccheggi societari subiti dal gruppo TIM.

TIM oggi è preda di una disputa tra il primo azionista francese Vivendi (Francia) e il fondo speculativo statunitense KKR, con un vuoto politico del Governo che, con Cassa Depositi e Prestiti, è il secondo azionista di TIM.

Non è chiaro neanche cosa succederà delle società strategiche del Gruppo come TI Sparkle, settimo operatore mondiale nel settore dei cavi marittimi. Cavi su cui, dal Mediterraneo all’Oceano Atlantico, corrono dati e comunicazioni di grande valore economico e di sicurezza. Che fine farà poi Noovle, costituita con Google, con i suoi Data Center essenziali per la realizzazione del progetto del cloud nazionale e la cybersecurity legata alla Telsy ?

Quale sarà il ruolo di TIM nello scacchiere Europeo relativamente alla digitalizzazione e alla realizzazione del progetto Gaia X per raggiungere la sovranità digitale europea nel campo del cloud ?

Il mondo finanziario e speculativo sta aggredendo il settore, stravolgendo lo scenario europeo e internazionale delle TLC.

La stessa KKR dopo l’acquisto di Masmovil (Spagna) vuole acquisire una quota, inferiore al 50%, dell'operatore spagnolo Red Electrica (Ree) e dell'operatore olandese Kpn;

British Telecom è oggetto di un tentativo di acquisizione e controllo da parte Altice, società Francese che ha annunciato di avere raggiunto una quota del 18% del gruppo BT.

In questo scenario il Governo si limita a osservare i tentativi di scalata al Gruppo TIM senza anteporre la difesa dell’infrastruttura TLC agli interessi dei gruppi finanziari.

Nel corso di oltre un ventennio, i diversi governi che si sono succeduti non hanno “mai esercitato un doveroso ruolo di governance e, se necessario, di gestore degli interessi generali”.

Il Governo Draghi, “governo di unità nazionale”, sta accelerando la svendita del paese e come se non bastasse lo stesso PNRR anche nel settore delle TLC e dell’innovazione tecnologica parla degli interessi delle imprese e non dei lavoratori.

E noi, come lavoratori TIM lo diciamo chiaro e forte: non vogliamo fare la fine di altre aziende medio grandi, come FIAT, ALITALIA e AIR ITALY!

Gli scellerati accordi tra Confindustria e sindacati confederali hanno azzerato la conflittualità con i risultati evidenti a tutti di smantellamento di aziende importanti, arretramento dei diritti e abbattimento dei salari.

In TIM i tentativi di ribellione che si sono verificati negli scorsi anni sono stati sapientemente soffocati dal balletto della concertazione.

E anche nell’ultimo incontro con SLC, FISTEL, UILCOM e UGL l’Azienda “ha evidenziato come le relazioni industriali siano state in questi ultimi anni un punto qualificante della vita dell'Azienda. Un elemento che ritiene debba continuare a persistere a prescindere da quelli che saranno gli sviluppi di questa vicenda”. Tradotto: state buoni!

USB non starà buona e non si rassegna!

In attesa di conoscere le reali intenzioni del Governo, qualsiasi progetto industriale si abbia in mente, per noi sarà vincolante non smembrare l’azienda e realizzare senza perdere altro tempo una rete unica Open Fiber-TIM, al fine di garantire l’occupazione interna e dell’indotto, oltre che lo sviluppo tecnologico del paese.

Tutto ciò è realizzabile solo con la nazionalizzazione e il controllo pubblico.

Per questo USB promuoverà iniziative proprie e insieme agli altri sindacati conflittuali e invita fin da ora i lavoratori a partecipare.

Non possiamo farci rubare il futuro senza lottare