Venerdì 31 maggio all’Aran si aprirà il CCNQ per la definizione dei comparti di contrattazione che, a normativa vigente, rimarranno quattro più la Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nessun governo si preoccupa di misurare davvero l’efficienza delle leggi che vengono promulgate, delle riforme che trasformano ambiti anche molto delicati.
È successo anche sulla riforma che ha profondamente modificato la Pubblica Amministrazione, la cosiddetta legge Brunetta. In particolare ci riferiamo alla modifica dei comparti di contrattazione che da 11 sono passati a quattro obbligando ad accorpamenti forzati ed in molti casi privi di qualsiasi logica funzionale.
Nell’ultima tornata di rinnovi contrattuali, la prima con i nuovi comparti, se n’è avuta l’evidenza plastica, sia per quanto riguarda il comparto delle Funzioni Centrali (Ministeri, EPNE e Agenzie Fiscali) che per quello di Istruzione e Ricerca. In quest’ultimo la coabitazione coatta di Università, Ricerca e AFAM con la Scuola, che da sola conta più di un milione di lavoratori e si è sempre distinta per un’organizzazione del lavoro drasticamente differente da tutto il resto del Pubblico impiego, ha condannato alla marginalità i settori “minori”.
Il ministro Bongiorno non ha ritenuto di intervenire per apportare le necessarie modifiche legislative ad aumentare almeno di uno i comparti di contrattazione, per dare alla Scuola un comparto tutto suo e restituire dignità alla Ricerca e all’Università riconoscendogli il giusto peso specifico.
Venerdì 31 alle ore 10,00 una delegazione di lavoratori della Ricerca manifesterà davanti all’Aran per rivendicare il diritto ad autonomo comparto di contrattazione e denunciare l’assenza di politiche di rilancio della Ricerca Pubblica.
Unione Sindacale di Base P.I. Ricerca