Sta circolando in questi giorni un appello rivolto alle associazioni, al sindacato ed ai partiti politici in cui si chiede solidarietà su una vicenda che ha riguardato la comunità dei braccianti attualmente insediata presso Torretta Antonacci. Ci si riferisce ad alcuni episodi provocati da alcuni cosiddetti “facinorosi” che, pare, abbiano ostacolato l’accesso ad alcuni delegati dell’organizzazione sindacale Flai CGIL, impedendo loro di svolgere l’attività propria.
Si rimane sempre sorpresi quanto accadono conflitti tra lavoratori e chi si presuppone li rappresenti, in particolare quando questi ultimi sostengono di aver subito minacce e azioni persecutorie e di essere stati costretti a far intervenire le forze dell’ordine per consentire l’ingresso nello spazio dedicato alle attività sindacali.
La sorpresa diventa stupore di fronte al lancio di un appello rivolto ai più svariati e autorevoli soggetti, constatata l’impossibilità di risolvere le animosità con la tradizionale prassi sindacale.
Ma facciamo un passo indietro, a quella notte di dicembre scorso, richiamata nell’appello, in cui oggettivamente l’unica organizzazione sindacale presente tra le macerie fumanti era l’USB. Così è stato nei giorni successivi, quando d’intesa con la Prefettura di Foggia e tutti i soggetti istituzionali, si è affrontata l’emergenza attraverso uno sforzo collettivo lodevole, per garantire il minimo della sopravvivenza in primis a coloro che avevano visto bruciare la loro baracca di legno e lamiere e con esse documenti e vestiario. La Caritas di San Severo contribuì allora in maniera importante con la raccolta di indumenti e viveri di prima necessità e non ci pare abbia subito minacce o azioni persecutorie, tutt’altro. La distribuzione dei viveri, degli indumenti e il servizio mensa, successivamente istituito, è stato gestito in maniera totalmente autonoma dagli stessi abitanti senza che si sia verificato il benché minimo problema.
Dopo aver affrontato la fase emergenziale si è iniziato a costruire un percorso, coordinato dalla Prefettura di Foggia, condiviso tra lavoratori, USB e tutti i livelli istituzionali, che ha portato a un oggettivo miglioramento in termini abitativi, prima in tensostrutture e successivamente in moduli abitativi per oltre quattrocento persone, a fronte purtroppo di una popolazione due volte superiore.
Nonostante l’insufficienza di posti, che avrebbe oggettivamente creato qualche problema nel processo di assegnamento, non si è determinata alcuna divisione o sgretolamento del vincolo solidaristico tra gli abitanti, frutto evidentemente di scelte democraticamente espresse e decise in assemblee fortemente partecipate dai lavoratori.
Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro svolto dai nostri delegati, che quotidianamente e da qualche anno, hanno avviato un percorso di riscatto dei lavoratori, di consapevolezza dei propri diritti, di partecipazione attiva alle scelte che ricadono sulle loro condizioni, fuori da qualsiasi logica di assoggettamento, attraverso il non facile ma necessario diritto all’auto-organizzazione.
Ci pare insomma che, al di là di qualche atteggiamento dei singoli, si voglia sovvertire il sacrosanto principio all’autodeterminazione che si è sviluppato attraverso un processo di emancipazione dei lavoratori che va avanti da alcuni anni e, bisogna dirlo, grazie all’azione della USB.
Ridurre oggi tutto questo all’azione di quattro scapestrati che un bel giorno decidono di vietare l’ingresso ad alcuni soggetti, in una sorta di non luogo privo di identità, e chiedere interventi securitari in particolare da parte di una organizzazione sindacale, francamente ci sorprende.
Rappresenta di per sé una grave e irresponsabile involuzione che porterebbe ad un arretramento del grado di consapevolezza ed una regressione nel percorso non facile di soggettivizzazione.
Insomma, per farla breve, il lavoratore avrà pure il diritto di scegliere da chi farsi rappresentare, interloquire ed eventualmente aderire all’organizzazione sindacale che ritiene più vicina alle sue istanze, non sarebbe anche questa “un’idea di libertà e di democrazia di facile evidenza”.
“Lo so, cari compagni, che la vita del militante sindacale di base è una vita di sacrifici. Conosco le amarezze, le delusioni, il tempo talvolta che richiede l’attività sindacale, con risultati non del tutto soddisfacenti. Conosco bene tutto questo…”.
Ricordiamo certamente questa profonda ed attuale lezione sulla vita del sindacalista, ed è questo l’insegnamento, senza ricorrere a scorciatoie ed espedienti.
Chiosa finale: abbiamo lavorato tanto, evidentemente non a sufficienza, affinché scomparisse dal linguaggio comune il sostantivo “Ghetto” sostituendolo con “Torretta Antonacci”, non stiamo a spiegare le ragioni di tale scelta, sono abbastanza immaginabili, ma vedere utilizzare questo termine come account di posta elettronica ce lo potevate quantomeno risparmiare.
p/Confederazione Provinciale USB Foggia
Antonio Di Gemma
p/Coord. Nazionale Lavoratori Agricoli USB
Aboubakar Soumahoro