La pandemia ha acuito la crisi in cui già versavano molte aziende private: nell’ultimo anno si sono già persi un milione di posti di lavoro. Altre centinaia di migliaia di licenziamenti sono stati impediti solo attraverso il divieto attuato dalle prime settimane di lockdown nel 2020.
La fine del blocco dei licenziamenti non potrà che permettere alle imprese grandi e piccole di scaricare su lavoratori e lavoratrici la crisi derivata dal Covid-19, approfittando della libertà di licenziare per procedere a passo spedito alle ristrutturazioni.
La semplificazione del sistema degli appalti, che già sono una metastasi del tessuto produttivo del nostro Paese, rischia, nonostante i piccoli aggiustamenti ottenuti per pulire la coscienza di Cgil e PD, di produrre un mondo di lavoro povero, precario e non protetto dalle leggi su salute e sicurezza. Come se non bastasse ciò che emerge dalla drammatica contabilità di morti sul lavoro che ogni giorno infesta le cronache italiane, frutto avvelenato di mancanza di controlli e arrivato a 348 morti nella giornata di ieri, sintomo di un problema ben più grave e profondo della stessa Pandemia. Non è più rinviabile una Legge di omicidio sul Lavoro.
Confindustria e le altre associazioni padronali hanno sempre spinto per poter tornare liberamente a licenziare e per avere mano libera per regolare i conti con la forza lavoro. Ancora una volta il governo, insieme alla maggioranza che lo sostiene, si è dimostrato complice. Come previsto, Draghi, i suoi tecnici e i partiti che lo appoggiano si stanno dimostrando un vero e proprio strumento per l'applicazione delle politiche antisociali chieste a gran voce dal capitale finanziario e dai poteri economici e politici europei.
Finita la stagione dei sostegni economici sia alle imprese sia ai lavoratori in difficoltà di fronte al nemico comune del virus, adesso si apre quella dei soldi europei versati a piene mani nelle tasche delle grandi imprese in cambio di milioni di posti di lavoro in meno. È il momento di far sentire nuovamente la voce del mondo del lavoro, dei lavoratori che hanno un lavoro fisso, precario o che lo hanno perso.
Per questi motivi, USB Lavoro Privato Lombardia indice una giornata di sciopero di 8 ore per il giorno 11 giugno 2021 e un Presidio sotto la Prefettura di Milano alle 14 dello stesso giorno, rivendicando inoltre:
La riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario; una Legge di omicidio sul lavoro; la nazionalizzazione delle aziende e dei settori strategici; la definizione del salario minimo stabilito per legge; il ripristino dei servizi pubblici essenziali attraverso l’assunzione di milioni di lavoratori: le opere di risanamento ambientale dei centri storici, per fare un esempio, consentirebbero di evitare la catastrofe sociale che si prospetta con i licenziamenti.
La risposta di USB alla mannaia del governo Draghi non può che essere la lotta dei lavoratori e delle lavoratrici.
Iniziamo con lo sciopero di 8 ore di tutto il lavoro privato (con esclusione delle aziende sottoposte alla L.146/90).