Quella che è la paradossale situazione in cui versa il servizio di residenzialità psichiatrica della Città Metropolitana di Reggio Calabria dovrebbe essere cosa purtroppo ormai ben nota: dal 2008 si sarebbe dovuto definire il percorso di definitivo accreditamento delle strutture, la cui gestione mista pubblico-privata, creata agli inizi degli anni ‘90 dopo la chiusura del manicomio di Reggio Calabria, era stata resa illegittima dall’evoluzione normativa.
Dopo diverse mobilitazioni e l’apertura di un’inchiesta da parte della Procura reggina nel 2018 l’allora Commissario Scura definisce un iter per arrivare alla riorganizzazione della Rete psichiatrica territoriale, iter rimasto però lettera morta, invischiato nei corridoi della Cittadella regionale tra gli uffici del dipartimento sanità e quelli del Commissario.
Tutto questo appare inspiegabile, o meglio nessuno da quegli uffici vuole motivare il perché non si procede a sanare una situazione di palese illegalità, che non solo mantiene nella precarietà e nell’incertezza del domani i tanti operatori che da decenni prestano il loro servizio in questo delicato settore, ma produce un danno ancora maggiore alla collettività rappresentato dal blocco dei ricoveri, con tutto quello che ne consegue per quelle famiglie che hanno bisogno di un supporto di questo tipo e sono costrette a rivolgersi fuori provincia o a ad affrontare la malattia in casa.
È ora di far cessare l’assordante silenzio degli uffici della Cittadella, e anche se la sanità in Calabria è commissariata la politica non può tirarsi fuori da questo problema. Per questo, in occasione della prossima seduta del Consiglio regionale, mercoledì 19 maggio dalle ore 10.30 saremo fuori da Palazzo Campanella a ribadire l’impellenza di porre fine a questa situazione e sbloccare con urgenza i ricoveri.
USB Reggio Calabria