Domani 25 giugno, in concomitanza con la nuova riunione all’Aran per il rinnovo del contratto del comparto sanità, USB ha indetto una giornata di mobilitazione a livello nazionale per diffondere la propria piattaforma rivendicativa, e informarne dei contenuti le lavoratrici e i lavoratori, attraverso assemblee e volantinaggi nei luoghi di lavoro.
Sarà un occasione importante per ribadire che è indispensabile che vengano reperite risorse tali da garantire un importante aumento degli stipendi - in caso contrario si andrebbe incontro ad aumenti contrattuali drammaticamente insufficienti se consideriamo che l’aumento programmato del 5,78%, a fronte di un'inflazione cumulata nel triennio 2021-2023 del 18%, ridurrebbe ulteriormente il potere d’acquisto delle lavoratrici e dei lavoratori già falcidiato dal blocco decennale dei contratti – e che abbiano soluzione le criticità rimaste irrisolte nell’ultimo contratto.
Aumento degli stipendi e di tutte le indennità collegate alle specifiche condizioni di lavoro, tutela della salute e della sicurezza sul lavoro, riconoscimento del vincolo di esclusività, garanzia delle progressioni economiche per tutto il personale, abolizione dei vincoli alla mobilità interaziendale e interregionale, aggiornamento e ECM garantiti dalle Aziende Sanitarie, riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, riconoscimento in tutte le Aziende dei tempi di vestizione e consegna e del diritto alla mensa e/o al buono pasto, il diritto di sciopero. Questi punti rappresentano le principali rivendicazioni contenute nella piattaforma di USB e, proprio su questi punti, misureremo quanta intenzione ci sia di restituire finalmente dignità alle centinaia di migliaia di professionisti e operatori del servizio sanitario pubblico e sulla risposta che verrà data da governo e sindacati, gradueremo le iniziative e le mobilitazioni, delle quali il 25 giugno rappresenta solo un momento, da attuare.
Vogliamo sottolineare, inoltre, che la lotta per il contratto non mira semplicemente a migliorare le condizioni di lavoro, ma è fondamentale per la tenuta dell’intero Sistema Sanitario Nazionale.
Le condizioni di lavoro in continuo peggioramento e gli stipendi inadeguati, infatti, fanno si che le professioni sanitarie siano sempre mento attrattive e questo, unito all’età media di circa 55 anni delle lavoratrici e dei lavoratori del comparto, produrrà a breve un effetto drammatico sulla carenza di personale se è vero che già ora, per esempio, in Italia ci sono 5 infermieri ogni 1000 abitanti a fronte di una media dei paesi OCSE di 10 ogni 1000 abitanti. Chiediamo quindi, oltre all’aumento significativo degli stipendi e al miglioramento delle condizioni di lavoro e sicurezza, che venga abolito il vincolo sulla spesa per il personale e che vengano stanziate le risorse necessarie ad assunzioni e stabilizzazione del personale precario così da garantire che l’erogazione dei servizi e delle prestazioni rispondano esclusivamente ai bisogni di salute dei cittadini. Solo così si avvierà davvero un percorso di rilancio della sanità pubblica.
In questa ottica, la lotta delle lavoratrici e dei lavoratori per ottenere condizioni di lavoro migliori, è anche una lotta per la difesa e il rilancio del nostro Sistema Sanitario e per la difesa del diritto alla salute di tutti i cittadini!
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