In occasione dello sciopero generale proclamato per l’8 Marzo da USB, in risposta all’appello di Non Una di Meno, questa mattina dalle 8 eravamo in presidio a Bologna alle biglietterie Tper di via Marconi, a fianco delle lavoratrici discriminate dall’azienda Holacheck, ennesimo appalto pubblico di un’azienda partecipata dal Comune.
Denunciamo i comportamenti dell’azienda, colpevole dell’attacco al diritto di sciopero (con annesse denunce a chi già l’anno scorso era sceso al loro fianco), del licenziamento pretestuoso di una nostra delegata di Modena, fino al peggioramento delle condizioni di lavoro dovute al cambiamento del contratto, della riduzione delle ore di lavoro e la conciliazione vita lavoro delle lavoratrici, sostituite con nuovi assunti, con maggiore precarietà lavorative.
La pandemia, la guerra, la crisi energetica, il carovita allargano la forbice della disuguaglianza di genere, accrescono il lavoro povero e sottopagato, lo sfruttamento e la marginalità nei quali si trovano prevalentemente le donne e i giovani.
La precarietà diventa sempre più una condizione di vita dalla quale risulta difficile liberarsi mentre il ricatto del licenziamento per le lavoratrici si associa anche al dato delle crescenti molestie sui luoghi di lavoro e al fenomeno delle dimissioni.
Vi è una stretta correlazione tra il peggioramento delle condizioni di lavoro, il mancato accesso al lavoro, la discriminazione economica e il percorso a ostacoli che una donna deve compiere per potersi liberare da legami violenti e salvarsi la pelle.
La violenza sulle donne nella sua accezione fisica, quella manifesta e ripugnante, non può essere scissa da quella legata all’aspetto economico e istituzionale. La violenza economica, che vede il primato dei licenziamenti delle donne, i part time obbligatori, la strategia dei licenziamenti mascherati da trasferimenti. Quella che punta ad un aumento progressivo dell’orario di lavoro, a fronte di salari tra i più bassi d’Europa.
In questa situazione di profonda disparità e frammentazione del mondo del lavoro si aggiunge la propaganda familistica e reazionaria di questo Governo che ben si coniuga con l’attacco allo stato sociale e ai servizi pubblici. La retorica della donna madre di famiglia giustifica la riduzione dei servizi addossando alle stesse il lavoro di cura. Miliardi di ore di lavoro non retribuito da cui estrarre un incredibile valore economico.
La difesa e il rafforzamento dello stato sociale, così come la rivendicazione di condizioni di lavoro dignitose e non soggette alla precarietà permanente, di salari adeguati al reale costo della vita, sono condizioni irrinunciabili non solo per creare forme di autonomia economica ma anche per favorire reali percorsi di fuoriuscita dalla violenza, al di là della propaganda e della retorica da festa una volta l’anno!
USB Emilia Romagna