È l’una di notte davanti ai cancelli del magazzino Amazon di via Magliana, proprio sotto il cavalcavia del Raccordo Anulare. Mentre parte via mail da un pc mobile la storica indizione del primo sciopero di dipendenti Amazon in Italia, arrivano alla spicciolata i ragazzi che stanno provando a fermare una delle più grandi multinazionali in attività oggi sul Pianeta Terra. Sono quasi tutti giovani, alcuni giovanissimi, anche se non manca qualche veterano. Hanno il contratto a tempo indeterminato, chi part time, chi full time. Quando gli chiedi chi è la prima volta che sciopera, alzano quasi tutti la mano. Si sono iscritti a USB perché sono stanchi di chiedere da tempo sempre le stesse cose e trovarsi di fronte un muro di gomma. Lavorano tutte le notti dall’1,30 fino alle 9,30 del mattino e quando staccano si ritrovano dentro il traffico cittadino, dopo una notte di lavoro hanno il problema di tornare a casa a dormire. Vorrebbero modificare il loro turno, cominciare prima la sera e andar via prima la mattina ma hanno di fronte le esigenze dell’azienda: con il turno attuale non tutte le ore che lavorano sono considerate “notturno” e quindi retribuite di più, con il turno che chiedono, l’azienda avrebbe una perdita economica. Salario contro profitto, una vecchia storia.
I più vecchi queste richieste le fanno da anni. Lavorare sempre di notte è un sacrificio non da poco che incide sul tuo modo di vivere, sulle relazioni e gli affetti, sulle tue condizioni fisiche. In quella richiesta c’è il desiderio di vedersi considerati come persone, la voglia di mettere la propria vita almeno alla pari con gli obiettivi aziendali. E quel muro di gomma dà la sensazione che forse il problema di Amazon non sia principalmente economico ma stia proprio lì: cosa viene prima, l’azienda o la tua vita?
Nel magazzino la musica è sempre a palla, per tutto l’orario di lavoro. La direzione è creativa nella scelta della musica, magari i pezzi sono sempre gli stessi ma non ci si fossilizza sul genere, ce n’è per tutti i gusti. Ma oggi che siamo davanti ai cancelli e la musica non si sente, viene fuori che hanno capito bene tutti quanti il perché di quella colonna sonora ossessiva che accompagna tutti i turni di lavoro: i lavoratori non devono parlare tra loro. Ognuno deve restare solo con sé stesso e pensare a lavorare, a migliorare la performance, a rispettare gli obiettivi.
Alle 4,30 c’è la pausa. Dentro sono in pochi, del resto i dipendenti del magazzino di Magliana si sono iscritti quasi tutti in blocco a USB. Chi è di turno sta scioperando e chi non è di turno è venuto davanti ai cancelli in solidarietà con i colleghi. Dal megafono partono le richieste e l’urlo “Schiavi Mai”. Questi ragazzi stanno scrivendo una pagina di storia. Ci ridono sopra quando ti dicono: stiamo qui fino a fine turno, ci devono vedere tutti, soprattutto quelli dei furgoni, i driver, che verranno domattina e si accorgeranno che nessuno ha caricato i camion.
In Amazon staranno pensando alla contromossa: dialogo o rappresaglia? La partita è appena cominciata.
Unione Sindacale di Base