La doppia fiducia sulla manovra-rapina al Senato e alla Camera, ha umiliato ancora una volta il dibattito parlamentare mettendo fine alla possibilità di ottenere modifiche significative al provvedimento. I pochi ritocchi faranno la fortuna di chi vorrà rivendicare il successo dei propri “percorsi”, ma la sostanza non cambia e non cambierà. Resta come una pietra tombale la dichiarazione rilasciata dal ministro Tremonti subito dopo la presentazione della finanziaria, che a nessun'altra categoria, a parte quella dei lavoratori pubblici, dei pensionati, dei precari e dei senza-reddito sarebbero stati imposti sacrifici. Anzi, alla domanda se i capitali rientrati con lo scudo fiscale avessero potuto essere tassati, il ministro rispose subito che “Pacta sunt servanda” e non si può venire meno alla parola data. Per questo Governo dunque, gli impegni presi con gli evasori sono più vincolanti di quelli presi con i lavoratori pubblici. La nostra posizione contro la manovra è stata chiara e forte sin dal principio. Già il 5 giugno, dopo la pubblicazione del Dl in Gazzetta Ufficiale, RdB-USB scese in piazza contro la manovra; ancora prima aveva manifestato davanti alle sedi delle maggiori banche italiane per denunciarne responsabilità e connivenze nell'innescare e diffondere come un virus, una crisi globale che fa vittime solo fra gli strati meno abbienti delle popolazioni mentre arricchisce speculatori, evasori e corrotti.
Il 14 giugno c'è stato lo sciopero generale, che ha visto una partecipazione forte e convinta fra i lavoratori pubblici. Grazie a RdB-USB i riflettori sulla manovra sono rimasti accesi e la posizione del nostro sindacato, contraria a ogni tentativo di trascinare i dipendenti pubblici nel vortice della crisi globale, si è rafforzata. La crisi ha dei responsabili che gli stati sovrani sono nelle condizioni di individuare e colpire. Noi abbiamo respinto in toto una manovra da altri condivisa, sia nella forma sia nella sostanza. Quante misure ci sarebbero state, prima del blocco dei contratti e delle retribuzioni dei dipendenti pubblici, per far respirare i bilanci statali: una vera lotta all'evasione fiscale, una politica tributaria volta a colpire le rendite finanziarie e i capitali rientrati con il condono fiscale, ricchezze enormi che, se tassate la metà di quanto paga un dipendente pubblico, avrebbero garantito il gettito dell'intera manovra. C'era l'occasione per dare respiro a retribuzioni e pensioni, per investire sul lavoro stabile, per rilanciare l'idea di un reddito di cittadinanza – sotto forma dei cd. “ammortizzatori sociali” - che avrebbe fatto ripartire l'economia dei consumi e dei piccoli risparmi. La misura più ovvia per rimettere in moto l'economia è infatti investire sulle retribuzioni, dare certezze e un lavoro a chi non ce l'ha, difendere i pensionati.
Invece il Governo ha scelto di dare un altro segnale chiaro e forte, nel settore pubblico con la manovra-rapina, e in quello privato con l'accordo FIAT di Pomigliano, elevato a modello di relazioni sociali/sindacali. È iniziata una nuova fase dei rapporti fra le forze sociali, in cui il datore di lavoro, chiunque esso sia, pone l'aut aut definitivo: o il lavoro o i diritti! Per respingere la logica del “così o niente” RdB-USB ha preso posizione contro la manovra. Il nostro sciopero generale non è servito a chiedere sacrifici anche agli altri, ma per chiamare sul banco degli imputati i veri colpevoli del disastro economico italiano: evasori, speculatori, corruttori e corrotti, e tutto il guano di malaffare che strozza il Paese e la parte sana della sua cittadinanza fra cui ci sono i lavoratori pubblici. Oggi il coro dei NO alla manovra è più forte. Le Regioni insorgono perché dovranno tagliare la spesa e aumentare le tariffe rischiando la rivolta popolare da Sud a Nord.
Il 14 luglio RdB-USB è di nuovo in piazza, in tutta Italia, per denunciare il voto di fiducia sulla manovra e per ribadire la scelta del conflitto anche per l'autunno. Ci aspetta un'altra manovra, per la quale il Governo ha già sondato il terreno dell'opinione pubblica (e la disponibilità delle parti sociali) attraverso le “fughe di notizie” sui tagli alle tredicesime. Sempre in autunno giungerà a compimento il disegno di smantellamento dello Statuto dei Lavoratori, che diventerà Statuto dei Lavori. La posta in gioco è così alta da non consentire mediazioni sul terreno sindacale. Oggi ci sono quindi le condizioni perché i lavoratori facciano una scelta di campo: con i sacrifici non si difendono il salario, i diritti e la dignità. RdB-USB è dalla parte dei lavoratori.
A Roma l'appuntamento è davanti al Senato, il 14 luglio alle 10: facciamoci sentire!