A neanche due anni dall’imponente piano vendita (7.500 alloggi circa) e dopo poche settimane dalla vendita della sede centrale, l’Ater di Roma, a seguito dell'approvazione di una Delibera di Giunta regionale mette in vendita 3.600 alloggi delle zone centrali e semicentrali. La previsione è quella di incassare più di 500 milioni di euro con lo scopo di risanare il bilancio in rosso dell’Azienda che gestisce la maggior parte di patrimonio pubblico a Roma.
Sembra di vivere in un déjà-vu continuo dove periodicamente il tema del debito nei confronti dell’Agenzia delle Entrate riemerge per giustificare mastodontici piani vendita che sempre più vanno ad erodere il già insufficiente patrimonio di case popolari, in un momento in cui queste servirebbero come non mai (visto il numero impressionanti di sfratti in corsi di esecuzione e pignoramenti).
Asia-Usb, oggi come ieri, si oppone a questi meccanismi di dismissione i quali celano processi speculativi destinati ad arricchire pochi alle spese della collettività. Le case popolari attraversano un lungo periodo di crisi, il cui avvio coincide proprio con il venir meno della loro funzione, cioè garantire ed assicurare il Diritto alla Casa. La scelta di trasformare gli enti sociali (ex-Iacp) in enti economici (Ater) non è stata lungimirante ed anziché proseguire con le stesse ricette che hanno determinato il collasso, servirebbe una totale inversione di rotta. L’Ater dovrebbe tornare ad essere un ente a fine esclusivamente sociale, liberato dal cappio rappresentato dal bilancio. Su quest’ultimo poi, pesa quasi esclusivamente il mancato pagamento in passato dell’Ici e ora dell'al Comune di Roma! Proprio Asia aveva suggerito di trasferire il patrimonio al Comune, liberando dal pagamento dell’ICI/IMU e trasformare l’Ater in un ente gestore “puro”, specializzandolo in questa funzione e mettendolo al servizio dei bisogni della città. Nulla è stato fatto se non proseguire sulla strada Aziendale, e nel tempo l’Ater ha sempre più preso i connotati di competitore immobiliare (Bando sul cosiddetto “Housing sociale” affittando case popolari a prezzi quasi di mercato, alloggi battuti all’asta etc), trascurando il suo ruolo di attore pubblico nella partita delle politiche abitative. Ci ritroviamo dunque con un Ater sommerso dai debiti ed un Dipartimento comunale con forti deficienze di gestione.
Infine, non per importanza, ci chiediamo cosa succederà a coloro i quali non potranno o vorranno acquistare gli alloggi di cui sono assegnatari, specificando fin da subito che non permetteremo lo spostamento forzato di nessun inquilino, dando battaglia se necessario in ogni quartiere che vorrà organizzarsi ed opporsi ad eventuali forzature.
Asia-USB Roma