Le cronache raccontano spesso di autobus che vanno in fiamme, mettendo a rischio la vita degli autisti e degli utenti. Non raccontano invece come spesso gli autisti vengano costretti dalle aziende a guidare autobus non sicuri.
Proprio per questo motivo l’Unione Sindacale di Base è dovuta ricorrere al Tribunale di Roma per denunciare l’uso intimidatorio delle contestazioni disciplinari nei confronti dei lavoratori da parte delle società consortili della Roma Tpl, che gestiscono una parte del trasporto pubblico di Roma.
Mercoledì 27 febbraio il Tribunale di Roma (sezione lavoro I, giudice Ida Cristina Pangia), ha dato ragione a un autista – iscritto all’Unione Sindacale di Base e assistito dai legali di USB - sanzionato da Roma TPL con un giorno di sospensione per essersi rifiutato di prestare servizio su un mezzo al cui interno si avvertiva un forte odore di gasolio.
Ascoltati i testimoni, che confermavano i fatti, Il 27/2/2019 in una causa patrocinata dagli avvocati che collaborano con USB, il il giudice ha disposto l'annullamento della sanzione, sottolineando nelle motivazioni quanto da noi sempre sostenuto, cioè che “in caso di violazione da parte del datore di lavoro dell’obbligo di sicurezza di cui all’art. 2087 c.c., è legittimo a fronte dell’inadempimento altrui, il rifiuto del lavoratore di eseguire la propria prestazione”.
USB continuerà a non abbassare la guardia nei confronti delle aziende che con i soldi pubblici intendono fare profitto, facendosi beffe dell'incolumità dei lavoratori e dei cittadini e continuerà a sostenere fino alla fine quei lavoratori che hanno il coraggio di denunciare i soprusi subiti quando segnalano la scarsa sicurezza dei mezzi in attività.
USB Lavoro Privato – Comparto Trasporti