Il nuovo modello di riorganizzazione al Servizio Politiche del Lavoro di via De Lollis, tra continui aggiustamenti, assegnazioni e spostamenti di personale, assomiglia sempre più ad una telenovela. Sebbene alcuni risultati positivi ci siano stati, soprattutto per quanto riguarda la significativa riduzione dei tempi di convocazione delle parti nelle controversie di lavoro grazie allo snellimento delle procedure, permangono situazioni di criticità ormai cristallizzate. E i continui ritocchi al maquillage sembrano nascere più da vanità e narcisismi individuali, rafforzati dalle pressioni di qualche sigla sindacale, piuttosto che dall’esigenza di rendere un servizio pubblico credibile e serio.
Se così non fosse, non ci sarebbero:
- le mamme in fila col pancione che svengono nell’unico ufficio adibito alle pratiche di interdizione anticipata per tutta Roma e Provincia, e magari le AUSL territoriali, invece di rubare il mestiere ai nostri ispettori tecnici, potrebbero mettere a disposizione le proprie strutture per decentrare il servizio maternità in convenzione con il nostro Ufficio, come si è fatto per alcuni anni con successo. Ma le cose che funzionano per gli utenti hanno vita breve!
- le delicate vicende legate alle procedure di cambio appalto relegate in una Linea volutamente lasciata in cronica carenza di Funzionari, a discapito di migliaia di lavoratori che trovano nella mediazione equilibrata della DPL la concreta possibilità di conservazione del posto di lavoro. Rischia di diventare una sorta di “riserva indiana” una Linea all’interno della quale, invece, le discussioni con soggetti sindacali e datoriali, relative all’osservanza delle clausole di salvaguardia dei CCNL, come quelle relative alla corretta applicazione dei contratti Aziendali, costituiscono un completamento essenziale all’attività di mediazione delle controversie di lavoro. Così come è utile l’osservazione diretta delle situazioni di crisi aziendale in ambito provinciale consentita dalle comunicazioni di apertura delle procedure per l’accesso agli ammortizzatori sociali e dalle conseguenti convocazioni della DPL in sede Regionale, per partecipare all’esame congiunto con le parti sociali.
- la divisione rigida delle competenze di Linea e la cattiva distribuzione dei carichi di lavoro che comporta una sorta di parcheggio forzato a rotazione di Funzionari, tutti con delega a presiedere le Commissioni, che invece potrebbero essere utilizzati nell’attività di riunione delle controversie collettive quando non presiedono le Commissioni di conciliazione delle controversie di lavoro individuali pubbliche o private.
Le disfunzioni evidenziate, alle quali si può provvedere solo rimettendo seriamente mano al modello di riorganizzazione, oltre a limitare l’efficienza del servizio erogato ai cittadini, lasciano spazio a forme di protagonismo individuale e quindi a comportamenti lavorativi distanti anni luce dalle dinamiche di gruppo e dai criteri minimi essenziali di benessere organizzativo.
Auspichiamo che la Direzione di questa Dpl, nel perseguire i propri obiettivi, non ceda a vecchie logiche che rispondono solo all’autoconservazione di questa o quella lobby e preludono alla rapida implosione degli assetti organizzativi, in questo caso del Servizio politiche del lavoro.
Il rischio, alla luce dei fatti, esiste soprattutto in assenza di un reale coinvolgimento dei lavoratori e della RSU il cui ruolo, in definitiva, è solo quello di ratificare le scelte fatte al vertice.
Roma, 8 agosto 2010 RdB P.I. Coordinamento Nazionale Lavoro e P.S.