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Confederale // Editoriali

Due intensi mesi di mobilitazioni e conflitto per il salario, contro guerra, carovita e diseguaglianze

Nazionale,

Il report Oxfam Italia del 2023 mostra inesorabilmente i drammatici effetti sociali ed economici, acuiti dal conflitto in Ucraina e dalla spirale inflazionistica, prodotti da politiche tutte centrate sulla contrazione del costo del lavoro, sulla diffusione a piene mani di nuove forme di sfruttamento lavorativo e su  un mercato del lavoro discontinuo e sottopagato.

Già in precedenza i dati Ocse avevano rilevato che il nostro paese detiene il triste primato di essere l’unico nell’Unione europea ad aver visto le retribuzioni scendere negli ultimi 30 anni, con un crollo addirittura del 12 percento rispetto al 2008.

Ma nel rapporto Oxfam la fotografia dedicata all'Italia indica chiaramente che il divario e la polarizzazione tra chi ha sempre di più e chi sprofonda nel baratro della povertà sta aumentando esponenzialmente.

E così cresce la concentrazione della ricchezza in Italia tra il 2020 e il 2021 perché la quota detenuta dal 10 percento più ricco degli italiani aumenta di 1,3 punti percentuali su base annua, mentre resta intatta la quota del 20 percento più povero.

I super ricchi con patrimoni superiori ai 5 milioni di dollari ovvero con un ammontare di ricchezza equivalente a quella posseduta dal 60 percento degli italiani più poveri registrano un incremento di quasi 13 miliardi di dollari rispetto al periodo pre pandemico; la povertà assoluta colpisce il 7,5 percento delle famiglie e il 9,4 percento di individui ovvero 5,6 milioni di persone, mentre crollano i salari per oltre 6 milioni di dipendenti privati che, con le attuali regole di indicizzazione, rischiano di vedere un adeguamento dei salari calati in termini reali del 6,6 percento nei primi 9 mesi del 2022.

Dinanzi a tali dati freddi e asettici, la strada del pieno coinvolgimento politico militare nel conflitto ucraino, l’abolizione del reddito di cittadinanza, la volontà di eliminare le causali nei contratti a tempo determinato favorendo ulteriore precarietà, la mancata previsione di un salario minimo, il consolidamento di regimi come la flat tax che acuiscono la sperequazione anche in ambito fiscale, indicano chiaramente che l'esasperazione delle diseguaglianze costituisce la forma e la dimensione che assume l'azione dell'attuale governo.

Ma diseguaglianze e spostamento di risorse dal lavoro ai privati e alle grandi imprese costituiscono una condizione assolutamente interna a quello scenario di ipercompetitivià del quale qualche tempo fa ci ha parlato Ursula von der Leyen e riguarda, quindi, tutti i paesi d'Europa.

Proprio in questi giorni le ondate di scioperi che stanno travolgendo  la Francia e la Gran Bretagna indicano il livello di mobilitazione necessario nell'attuale fase politica.

Nel nostro Paese, dopo la due giornate di mobilitazione del 2 e del 3 dicembre indette da USB con lo slogan “Abbassate le armi alzate i salari”, occorre proseguire costruendo con pazienza e determinazione un crescendo di iniziative che mettano al centro il tema della guerra, della precarietà, del salario, del reddito e del carovita. 

Le manifestazioni del 4 febbraio in difesa e per l'ampliamento del reddito di cittadinanza, lo sciopero nazionale della scuola del 10 febbraio, lo sciopero nazionale del Tpl del 17 febbraio contro le privatizzazioni e il carovita, la manifestazione nazionale del 25 febbraio a Genova contro la guerra e il traffico di armi, la manifestazione del 3 marzo a Roma davanti al Ministero dei trasporti, sino ad arrivare all'11 marzo al corteo nazionale contro i rigassificatori che si terrà a Piombino, delineano un'agenda di lotta e conflitto con iniziative che, se pur a carattere specifico, assumono per le caratteristiche, per la connessione che le lega e per i temi messi al centro delle mobilitazioni, una valenza immediatamente generale.

Unione Sindacale di Base