Con sentenza numero 1148 del 30.03.2023, il giudice del Tribunale di Milano “Sezione Lavoro” Dott.ssa Francesca Saioni, ha dichiarato l’illegittimità del procedimento disciplinare irrogato nel luglio de 2021 al dipendente Ettore Margilio da parte dalla Asst- Fbf Sacco.
Finalmente giustizia è stata fatta, dopo anni di vessazioni e abusi subiti dal lavoratore, preso di mira dall’amministrazione e da alcuni responsabili di servizi perché aveva deciso di associarsi all’Unione Sindacale di Base per rivendicare alcuni diritti che gli venivano negati da anni.
In breve, la storia: Margilio, denunciò più volte il mancato rispetto da parte del datore di lavoro delle limitazioni prescritte per i suoi motivi di salute dal medico competente, fino a ricorrere alle autorità competenti: per questo (avrà pensato qualche solerte dirigente) doveva essere punito!
Da quel momento parte il calvario: circa 2 anni fa il primo procedimento disciplinare architettato da un Coordinatore e da una Infermiera, nel quale Ettore fu accusato di aggressioni; procedimento che fu archiviato dopo mesi dall’ufficio competente per mancanza di prove. Dopo qualche mese, un’altra messa in scena, ad opera di una Coordinatrice e un Medico. In questa occasione l’azienda sanzionò ingiustamente il dipendente con quattro giorni di sospensione.
Margilio, contro l’evidente ingiustizia, decise di impugnare il provvedimento con l’avvocato G. Valesini, tramite l’ufficio legale USB. Dopo una serie di udienze, sentiti diversi testimoni compresa anche una paziente, lo scorso 30 marzo il giudice ha dichiarato illegittimo il provvedimento, chiedendo il risarcimento per il dipendente e condannando l’Asst Fbf- Sacco al pagamento di una cospicua somma per spese di lite.
Per quanto ci riguarda, invieremo immediatamente all’azienda una nota per sapere se per i dipendenti attori delle false accuse l’amministrazione ha preso provvedimenti ed esigeremo che si provveda in tal senso.
Quindi, infine, non è solo prassi di ambienti di lavoro ad alto sfruttamento e conflittualità – come ad esempio la logistica – usare l’appartenenza sindacale come discriminante e come motivo per attivare stratagemmi di oppressione e vessazione: è una prassi che prende piede sempre più e ovunque e nemmeno la Pubblica Amministrazione è esente da questo pericolosissimo virus. Ovunque, ormai, si tende a sopprimere in ogni modo la conflittualità sindacale residua e a privilegiare rapporti con quel sindacalismo complice e di comodo che ha piegato ogni resistenza dei lavoratori, abituandoli all’idea che i diritti – almeno quelli residuali- siano un favore da elargire e non qualcosa da esigere con forza.
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