La legge delega per il miglioramento della PA recentemente approvato dal CdM del “Governo del cambiamento” si fa notare per l'impressionante sensazione di continuità con le riforme Brunetta e Madia.
Valutazione e Meritocrazia, inderogabilità della legge rispetto al contratto, ingabbiamento della contrattazione integrativa, sono i titoli principali di questa legge delega che richiedono dei decreti legge attuativi per definirne l’applicazione concreta. Niente di nuovo rispetto al D.lgs. 150/2009 e ai D.Lgs. 74/2017 e 75/2017. Come a dire che sono passati dieci anni dalla legge Brunetta, ma nessun Ministro si è sentito di derogare da alcuni “filoni” di pensiero tracciati dal Ministro di Forza Italia: meritocrazia e neutralizzazione della contrattazione.
Seppure con sfumature diverse, Madia e Bongiorno mantengono alcuni punti fermi e lo fanno per un preciso motivo: consolidare l’attuazione delle politiche UE rispetto alla Pubblica amministrazione, indicate nella famigerata lettera di Draghi e Trichet del 2011, della quale riportiamo due estratti a titolo esemplificativo:
“Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese...Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance…” La valutazione, che il DDL Bongiorno intende implementare, altro non è che un sistema per raschiare il fondo del barile cercando di ottenere ulteriore produttività da lavoratori già oberati da carichi di lavoro insopportabili, frutto dei tagli agli organici realizzati in assenza di turn over. Ovviamente questo aumento della produttività è pagata con i soldi dei lavoratori e quindi va a gravare sui già magri salari.
“il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego... se necessario, riducendo gli stipendi... “
Neutralizzare la contrattazione nazionale lasciando sempre più materie alla legge e riducendo qualsiasi spazio di movimento alla contrattazione di secondo livello, significa contenere e ridurre a piacimento i costi del settore pubblico, a partire dai salari.
Quindi, anche il DDL Bongiorno rientra in questo disegno ed è in assoluta continuità anche con l’accordo del 30 novembre firmato dai sindacati complici con il governo Renzi che, oltre a stabilire gli aumenti medi alla misera cifra di 85 euro dopo 9 anni di blocco contrattuale, di fatto realizzava un maquillage della riforma Brunetta destinata esclusivamente a renderla applicabile attraverso i contratti che si sarebbero firmati di lì a pochi mesi.
In sintesi, gli interventi contro i dipendenti pubblici non sono puro folklore o ricerca del consenso cavalcando luoghi comuni, ma rientrano in un progetto complessivo di modificazione del modello sociale e solo chi non vuol vedere, perché complice, continua a sviare l’attenzione dei lavoratori, non affrontando il nodo dell’Unione Europea rispetto alle politiche di attacco ai lavoratori pubblici.
I firmatari dell’accordo del 30 novembre e dei CCNL che ne sono conseguiti sono complici dell’Unione Europea al pari dei governi che a turno continuano ad obbedire agli ordini che arrivano da Bruxelles, e oggi si agitano esclusivamente perché l’attuale esecutivo non è riconosciuto come governo amico.
Noi che governi amici non ne abbiamo
Noi che non siamo complici di nessuno, tantomeno dell’Unione Europea mandante dello smantellamento del settore pubblico
NOI IL 12 APRILE SCIOPERIAMO!
Per l’apertura dei contratti con aumenti minimi dell’8% come in Germania
Per un vero sblocco del turn over
Per un piano straordinario di assunzioni
Per l’abolizione delle leggi Brunetta e Madia
Contro il DDL Bongiorno
Unione Sindacale di Base Pubblico Impiego