C’è un motivo semplice se per venerdì 21 aprile la stragrande maggioranza delle organizzazioni sindacali ha proclamato uno sciopero congiunto all’Inail: l’istituto è alla deriva.
Il personale è mediamente sottorganico del 30%, con punte del 40% e oltre ed è costretto a lavorare con un sistema informatico che, sebbene sia costato centinaia di milioni, è soggetto a blocchi quotidiani che costringono l’utenza a tempi d’attesa lunghissimi e il personale ad un elevato stress psicofisico.
Poco più di 7.300 dipendenti, sparsi su tutto il territorio nazionale, chiamati a tutelare milioni e milioni di lavoratori e lavoratrici infortunati o colpiti da malattie professionali e a dare risposte alle Imprese.
E tanti altri milioni potrebbero aggiungersi a breve, secondo quanto dichiarato dalla Ministra del Lavoro pochi giorni fa in videoconferenza con i vertici dell’Istituto.
Studenti, lavoratori e lavoratrici della scuola, colf e badanti: una platea di ulteriori10 milioni di persone, che noi auspichiamo vengano quanto prima tutelate ma che le attuali condizioni dell’Ente non sono in alcun modo in grado di garantire.
È necessario che, in un Paese che vede anche 12 vittime del lavoro al giorno e che ha all’attivo il drammatico bilancio di mille morti di lavoro l’anno, l’INAIL si riappropri appieno della sua funzione sociale. C’è un solo modo per poter svolgere al meglio questo compito: massicce assunzioni, subito!
Per tornare ad essere un servizio pubblico degno di questo nome.
Per questo USB, insieme a tutte le altre sigle ha proclamato lo sciopero nazionale per le ultime 3 ore di ogni turno di venerdì 21 aprile. Perché l’Inail non rimanga un limone spremuto, destinato alla discarica.
USB Inail