Sono trascorsi 10 mesi dall’internalizzazione del Contact Center INPS. Dopo tre anni di lotte, sacrifici e trattative estenuanti, speravamo di essere finalmente riconosciuti come lavoratori del perimetro INPS.
Speravamo di lasciarci alle spalle la precarietà dei cambi di appalto, i sotto-inquadramenti, il tempo parziale involontario. Eravamo fiduciosi che INPS si mettesse in regola, riconoscendoci il lavoro che garantiamo da anni.
Al contrario, il passaggio in INPS Servizi S.P.A. (100% INPS) ha visto l’applicazione di contratti ex novo, che hanno cancellato anzianità, superminimi e scatti. Un’economia fatta sui nostri salari e sulle nostre famiglie.
Oltre il 70% di noi sono donne, i nostri stipendi sono bassi a causa del tempo parziale involontario e, da quando c’è stato il taglio del RdC la situazione per molti di noi si è fatta ancora più precaria.
Ci sentiamo traditi e ne chiediamo conto all’INPS, che più volte aveva garantito che le situazioni contraddittorie sarebbero state sanate. Ci sentiamo traditi dalla politica che ha deciso di “commissariare” l’INPS, influendo negativamente sulla nostra situazione.
A distanza di mesi INPS e INPS Servizi non hanno dato nessuna risposta concreta alle nostre rivendicazioni. Solo parole generiche e comportamenti dilatori. Ancora peggio, INPS ha deciso di non rispettare l’impegno assunto di assegnare 14 ulteriori attività a INPS Servizi. La dirigenza INPS è infatti adesso orientata a cedere solo 2 attività, con il conseguente passaggio di sole 200 persone a tempo pieno.
Una decisione grave, che colpisce i lavoratori di INPS Servizi ma anche quelli dell’INPS che continuano – nonostante la recente assunzione di migliaia di persone – ad operare in carenza di organico. Non vorremmo che dietro questa scelta ci sia la volontà di riaprire la strada agli appalti.
In questo contesto riteniamo grave, discriminatoria e non rispettosa del processo di internalizzazione la decisione di migliorare l’inquadramento dei soli Team Leader.
In INPS Servizi si sta facendo strada una logica insana, spacciata come premiale ma che nei fatti è divisiva e discriminatoria: a partire dalla formazione - che dovrebbe essere diffusa e capillare e non riservata a pochi – per arrivare al salario, con l’introduzione di un “pagellino” finalizzato a riconoscere istituti contrattuali premiali ai soli – presunti - meritevoli.
Riteniamo inaccettabile il comportamento dell’Inps, che non può continuare a fingere di ignorare, se non ad avallare, logiche di sfruttamento degne del peggior datore di lavoro privato messe in atto da un’azienda che è propria emanazione diretta. Lavoro povero e stipendi insufficienti per una vita dignitosa all’interno dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale, la cui missione istituzionale dovrebbe essere quella di “ridurre le diseguaglianze tra le classi dominanti e quelle subalterne”. Promesse non onorate e velate minacce al posto di diritti riconosciuti e regole chiare e uguali per tutti. Il clima lavorativo di delusione e frustrazione che ne deriva non fa certo bene alla qualità dei servizi erogati ai cittadini.
USB non consentirà ulteriori perdite di tempo e strategie dilatorie da “pesce in barile”. I vertici dell’Inps devono parlare chiaro e assumersi le loro responsabilità davanti ai lavoratori e davanti alla collettività.
Chiediamo l’apertura di un tavolo di confronto sindacale che dia una soluzione a:
- Nuovi servizi in carico al CCM dal 2024
- Recupero salariale.
- Superamento del part time involontario.
- Adeguamento degli inquadramenti contrattuali.
- Priorità nella formazione e qualificazione interna del personale.
- Conciliazione vita/lavoro.
Per questi motivi aderiremo assieme ai lavoratori e lavoratrici Inps Servizi allo sciopero del 17 novembre proclamato dal Pubblico Impiego che chiede un piano di intervento in difesa del salario.
USB Pubblico Impiego
USB Lavoro Privato