Le modifiche al Reddito di Cittadinanza previste dal Ministero del Lavoro rispecchiano i voleri di Confindustria e sono sintetizzabili in tre specifiche caratteristiche che assumerà il MIA, la nuova Misura di Inclusione Attiva.
Innanzitutto un considerevole ridimensionamento delle risorse, con un taglio di 2-3 miliardi rispetto alla spesa dello scorso anno. Il risparmio si otterrà sia attraverso l’abbassamento della soglia dell’ISEE (da 9360 a 7200) per potervi accedere, sia attraverso la riduzione della durata dell’assegno per i cosiddetti occupabili, sia attraverso l’abbassamento dell’assegno che scende a 375 euro sempre per gli occupabili.
In secondo luogo, la stretta relazione tra il diritto alla prestazione e l’obbligo ad accettare qualsiasi offerta di lavoro, purché considerata congrua e dentro il territorio della provincia di residenza o delle province confinanti. Questo è un punto che sta particolarmente a cuore ai settori imprenditoriali, che hanno sempre voluto che il sostegno al reddito diventasse una forma di coercizione per spingere i settori più poveri ad accettare lavori sottopagati
Infine, c’è il coinvolgimento delle agenzie private per il lavoro, che saranno coinvolte oltre ai Centri per l’Impiego pubblici, nella sottoscrizione dei patti personalizzati per il lavoro, ricevendo anche incentivi per ogni persona che riusciranno a contrattualizzare, sia pure part-time o a tempo determinato. Un nuovo passo verso l’ulteriore privatizzazione delle cosiddette politiche attive.
Il giudizio su questa bozza di riforma è netto e senza appelli: va rigettata al mittente. La logica è sempre la stessa: tenere bassi i salari e ridurre la parte di reddito distribuita ai settori più poveri della cittadinanza.
Di fronte all’aumento dei prezzi e ad un peggioramento delle condizioni di vita e, contemporaneamente, al proliferare del lavoro sottopagato, cancellare il RdC e introdurre una misura al ribasso, ancora più coercitiva della precedente altro non è che proseguire la guerra contro i poveri. L’unico dato positivo è l’abbassamento da 10 a 5 degli anni di residenza per i cittadini stranieri per chiedere l’accesso alla misura, ma su questo aspetto gravava la procedura di infrazione avviata dalla Commissione europea. Che resta però come segno di vergogna per i governi che hanno preceduto la Meloni.
L’USB ha cominciato da alcune settimane la sua campagna “Uniti per il reddito” e si appresta a mobilitarsi di nuovo davanti ai Centri per l’Impiego di tutta Italia il prossimo 14 marzo.
Unione Sindacale di Base
Roma 6/3/2023