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dal Coordinamento Nazionale

MOBILITA', VIGILANZA TECNICA E …. I SOLITI FANNULLONI

Roma,

INCONTRO DEL 12 LUGLIO TRA AMMINISTRAZIONE E SINDACATI.

L’incontro è stato aperto da una breve relazione tecnica del dott. Paolo Onelli Presidente dell’Organismo Indipendente di Valutazione della Performance (OIV) che ha aggiornato sullo stato di attuazione del programma triennale  per la trasparenza e l’integrità  e sul piano della performance  2011- 2013, come da art. 11 Dlgs 150/2009.

          Cosa poteva dire il dottor Onelli?  Semplicemente ciò che ha detto. Non ci aspettavamo certo da lui considerazioni  critiche sull’applicazione del  Dlgs. 150, perlomeno nella parte di sua competenza,  e neppure informazioni concrete  al di là della propaganda.

           

Si è trattato in sostanza di un elogio per il puntuale e gravoso lavoro svolto dall’amministrazione riguardo la compilazione delle schede riepilogative degli obiettivi contenuti nel piano triennale  e l’occasione per esternare la sua personale  soddisfazione per i lodevoli risultati  già ottenuti dalla performance del   Ministero del Lavoro. Peccato che lo stesso ministero abbia escluso dalle progressioni economiche  una  consistente parte del proprio personale a differenza di quasi tutti gli altri ministeri!

 

Noi abbiamo ovviamente espresso ancora una volta la contrarietà assoluta  della RdB/USB  nei confronti della riforma del ministro Brunetta  che è in  perfetta sintonia con la riforma del ministro Sacconi  sul welfare state e sul lavoro: entrambe devastanti. La prima perché, imponendola per legge, non migliora  certo l’efficienza della pubblica amministrazione, anzi il contrario,  divide i lavoratori  incentivando   la  competitività fine a se stessa con ricadute pesanti e negative  sull’organizzazione del lavoro e la stessa erogazione dei servizi pubblici. E’ un modo per “razionalizzare” le spese senza intaccare gli sprechi e finire di privatizzare quanto è rimasto di pubblico, beninteso se  economicamente appetibile.

 

La seconda perché, come è scritto sul libro bianco “liberare il lavoro per liberare i lavori” si prefigge di realizzare una società pacificata a danno ovviamente  dei lavoratori che,  infatti, debbono rinunciare ad ogni forma di conflitto sul lavoro, sia  individuale che collettivo.  A tal proposito si veda l’ultima “innovazione” in ordine di tempo, cioè la cancellazione della gratuità del processo del lavoro con l’introduzione di una tassa di centinaia di euro per iniziare una causa di lavoro: quanto maggiore sarà il danno subito tanto maggiore sarà la tassa da versare per vedere riconosciuti i propri diritti.

 

 Il  ministro Sacconi, poi, si prefigge di liberare il lavoro oltre che dal conflitto anche dal “centralismo regolatorio” delle leggi che comprimono la potenzialità  produttiva delle imprese e, a tale proposito,  l’ultima  “innovazione” in ordine di tempo è il “decreto sviluppo” al cui interno, tra le altre  agevolazioni  a vantaggio delle imprese,  vi è l’art. 7 tramite il quale, di fatto, si mettono le ganasce agli ispettori dell’ Inps, Inail, Asl, del Ministero del lavoro e delle Agenzie fiscali.

 

L’Amministrazione può fare tutti gli sforzi possibili, sul piano della propaganda, ma la realtà dei fatti va in tutt’altra direzione, almeno sul piano dei diritti e delle garanzie per l’anello più debole della catena: il lavoratore.

Una cosa, comunque, durante l’incontro del 12 u.s. è emersa, seppure con linguaggi diversi e con  disappunto da parte delle sigle sindacali favorevoli alla riforma e firmatarie dell’accoro del 4 febbraio: le tre fasce di merito  previste dall’art. 19 del Dlgs 150 sono inapplicabili  in assenza delle risorse aggiuntive  destinate a premiare i più meritevoli e la Cgil, critica nei confronti del dlgs.  150  e non firmataria dell’accordo del 4 febbraio, ha sottolineato come la valutazione del personale debba essere materia di contrattazione tra le parti. L’USB  dal canto suo ha ribadito che le risorse la P.A. le deve trovare per assumere i propri precari in molti casi in servizio da oltre un decennio e non certo  per  selezionare i  dipendenti  tra bravissimi,  mediocri  e somari.

 

Sull’altro  punto all’o.d.g. relativo alla disciplina della mobilità volontaria interna, l’Amministrazione ha presentato una  nuova proposta  con nuovi punteggi da assegnare ai vari titoli necessari per il posizionamento in graduatoria e ha  “concesso” ai sindacati  solo pochi giorni per le osservazioni. Osservazioni che da parte di questa sigla non perverranno anche perché l’atteggiamento  e la volontà, da parte dell’Amministrazione, di procedere  alla emissione di  un “ decreto datoriale” e, quindi, unilaterale su una materia che, a nostro giudizio, è demandata alla contrattazione non può trovarci d’accordo.

 

L’USB ha insistito, invece, sulla necessità di sbloccare ed evadere totalmente l’attuale  graduatoria  congelata da anni  e fondata su criteri scaturiti da un accordo a suo tempo condiviso,  perché ricominciare tutto daccapo, con criteri unilateralmente nuovi che stravolgono quelli attuali, sarebbe un insulto per  i colleghi che aspettano da anni il trasferimento in altra sede. Di fronte all’insistenza dell’USB, il direttore generale si è detto disponibile a verificare la possibilità di una  eventuale integrazione/compensazione tra la vecchia graduatoria e la nuova. Riteniamo questa una soluzione parziale e poco valida anche alla luce del fatto che un accordo sulla mobilità dovrebbe dare non la remota speranza ma la assoluta certezza che in tempi decenti, nel  rispetto dei criteri comunemente stabiliti, i lavoratori che faranno o hanno fatto domanda di mobilità possano usufruirne.  Alla fine  il prossimo incontro su questa  importante tematica è slittato a settembre.

 

L’unica cosa parzialmente positiva emersa durante l’incontro del 12, a nostro giudizio, è stata la volontà del Direttore Generale  di risolvere finalmente il problema di una parte di tanti accertatori del lavoro che, pur svolgendo abitualmente le funzioni di ispettore della vigilanza tecnica in  molte DPL  sprovviste di ispettori tecnici, non si vedevano riconosciuto tale profilo. Tale volontà si è esplicitata in una lettera inviata dalla Dott.ssa Ferrari  alle Direzioni Regionali e Provinciali del lavoro, al Segretario Generale, allo  stesso Ministro, in cui sono indicati i requisiti per  l’inquadramento – su base volontaria – degli ex accertatori confluiti nel profilo professionale di ispettori del lavoro, nel profilo di ispettore tecnico (possesso del titolo di studio previsto per l’accesso  dall’esterno oppure, in mancanza di tale titolo, svolgimento per due anni consecutivi dell’attività di vigilanza tecnica e, in questo caso,   essere almeno in possesso del diploma di scuola secondaria di secondo grado ad indirizzo tecnico coerente con le attribuzioni da esercitare).

 

Questa sigla da tempo si è occupata di tale problematica ponendo in merito diversi quesiti sia alla Dott. ssa Ferrari sia al Dott. Pennesi.

 

Siamo perfettamente consapevoli che non è questa la risoluzione del problema legato all’ ispezione tecnica che, per ottenere risultati efficaci sul territorio, necessita dell’assunzioni di centinaia di ispettori  atti a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori. Prendiamo atto, però, che la volontà dell’ Amministrazione, in questo caso, seppure pone una pezza a situazioni irrisolte da anni, nello stesso tempo penalizza una parte considerevole degli ex addetti alla vigilanza che pur non essendo in possesso del titolo di studio tecnico hanno esercitato per anni tali attività. In sostanza per alcuni lavoratori  si risolve un problema ma per molti altri lo stesso problema rimane irrisolto.

 

La verità è che mentre la politica portava cinicamente avanti un progetto di totale smantellamento del nostro Ministero l’ amministrazione  utilizzava per anni personale ispettivo a suo piacimento nelle more delle assunzioni.

 

Ricordate la svendita  alle Province di 6500 lavoratori degli uffici di collocamento? Che senso aveva visto che ormai la legge  demandava la domanda e offerta di lavoro alle agenzie private mentre alle sezioni circoscrizionali per l’impiego, decentrate alle Province, restava essenzialmente una funzione di orientamento e consulenza? Allora la RdB si oppose con uno sciopero e dei presidi sostenendo che parte considerevole di quei dipendenti cacciati dal Ministero poteva, opportunamente e miratamente  formata e qualificata,  essere utilizzata nelle attività ispettive e in altri settori piagati da cronica carenza di personale.

 Oggi ci troviamo a fare i conti con le disfunzioni generate dalla perdita di competenze e con la drammatica carenza di ispettori, in particolare della sicurezza, e di funzionari addetti alle vertenze. Guarda caso!

 

 

                                 Coordinamento Nazionale USB – Ministero del lavoro.