Una stima più accurata porta a circa trenta, il conteggio delle morti direttamente correlate al lavoro.
(stralcio dell’intervento di Claudio Mendicino* al convegno Sfruttamento e morti sul lavoro in nome del profitto, organizzato da Unione Popolare Brugherio Martedì 16 Aprile 2024)
Da più parti, dopo ogni strage di lavoratori, si sollevano urla indignate: Basta oltre 1.000 morti sul lavoro all’anno!!! Basta 3 morti sul lavoro al giorno!!!
A prescindere dal fatto che anche un solo morto sul lavoro sarebbe inaccettabile, siamo proprio sicuri che le cose stiano così?
Secondo calcoli appena più accurati, i morti per lavoro assommano a più di trenta al giorno (festivi compresi …).
Vediamo insieme perché…
Dalle fonti “ufficiali” (Open Data pubblicati da INAIL lo scorso Gennaio) apprendiamo che nel 2023, nel nostro Paese ci sono state oltre 585.000 denunce di Infortunio sul lavoro (e il dato è sicuramente per difetto).
I decessi denunciati sono stati più di mille (dati provvisori del 2023); quelli in occasione di lavoro sono stati nove in più rispetto all’anno precedente.
Trentasei le vittime in 15 infortuni mortali “plurimi” e decine di migliaia i lavoratori che hanno riportato postumi invalidanti (non di rado altamente invalidanti).
In Lombardia le denunce di infortunio sul lavoro sono state quasi 110.000 (172 mortali)
Nello stesso periodo, 72.754 sono state le denunce di Malattie di origine professionale (dato, questo, arrotondato molto per difetto, stante l’enorme elusione dell’obbligo di denuncia ampiamente tollerato): il 19,7% in più rispetto al 2022.
Quasi due patologie su tre riguardano l’apparato locomotore (schiena, collo, arti,...). Seguono le malattie del sistema nervoso, in aumento del 12,6% sul 2022. Sensibile anche l’aumento registrato dai tumori, le cui denunce (da ricordare: sempre molto sottostimate) sono passate dalle 1.630 del 2022 alle 2.018 del 2023 (+23,8%). Non trascurabili, poi, i danni a carico degli apparati cardiovascolare, respiratorio ed endocrino.
In Lombardia, nell’anno passato, le denunce di malattia professionale sono state 3.809: quasi 18% in più rispetto ai 3.231 del 2022. E, comunque, una percentuale ridicola (solo il 5,2%) delle denunce nazionali nella regione con più lavoratori in Italia!
L’OPRA - Organismo Paritetico Regionale per l’ Artigianato del Lazio (organismo paritetico, quindi non costituito da scalmanati agitatori, bensì da rappresentanti dei sindacati confederali e dei datori di lavoro) ha calcolato che ogni anno in Italia: una decina di migliaia di lavoratori muore per malattie di origine occupazionale, settemila delle quali tumori professionali, di cui solo meno del 20% è individuato/segnalato da ospedali e medici di varia provenienza (clamorosa sottonotifica), mentre il restante cumulo riguarda patologie non neoplastiche a carico dei distretti cardiovascolare, respiratorio e neurologico. Comunque mortali!
E i dati, ben nascosti tra le pieghe statistiche volutamente complicate, trovano conferme dirette e indirette in svariati e documentati report (UNASF di Conflavoro PMI; OIL Organizzazione Internazionale del Lavoro; AIRTUM Associazione Italiana Registro Tumori, …)
Tutto ciò mentre delle già poche denunce di neoplasia professionale che giungono all’INAIL (1.805 nel 2022), ne vengono riconosciute molto meno della metà: 760 nello stesso anno! Appena il 42% di
Sono morti invisibili che avvengono quotidianamente, senza riflettori accesi, senza inchieste giornalistiche e televisive, senza grandi scioperi dei sindacati.
D’altra parte, l’I.A.R.C. Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, ha catalogato, oltre all’amianto altri 120 agenti certamente cancerogeni e 82 probabilmente cancerogeni per l’uomo, molti dei quali presenti in ambienti di lavoro.
In conclusione: 10.000 morti per MP + 1.000 per InfLav = 11.000
Quindi: più di 30 lavoratori al giorno, della maggior parte dei quali non sappiamo nulla: né i nomi, né la malattia, né il lavoro…
In una seconda parte dell’intervento è stata presa in analisi la situazione strutturale degli organismi deputati al controllo, la situazione di drammatica carenza di personale e strumenti nelle quali versano e le ricadute concrete sul dramma delle morti sul lavoro; ovviamente proponiamo anche delle soluzioni. Su tutte, ovviamente l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro.
Tutto questo sarà oggetto della seconda parte del comunicato che verrà pubblicato prossimamente.
*Claudio Mendicino, militante USB, è stato fino al 2023 Medico del Lavoro.