Nel luglio 2009 un gruppo di lavoratori della Pontina Mobili – Gruppo Mondo Convenienza, società che effettua attività di magazzino dei mobili per i negozi Mondo Convenienza, decide di aderire all’USB (allora SdL Intercategoriale). Fin dalla prima verifica delle condizioni del magazzino, emerge in maniera sconcertante l’assoluta violazione rispetto a quanto previsto dalla normativa di sicurezza riguardo le mansioni svolte dai lavoratori. Comincia così una lunga lotta dei lavoratori.
La società tempestata di richieste di adeguamento alle norme sulla sicurezza non da nessuna risposta e si rifiuta di interloquire con l’organizzazione sindacale nonostante rappresenti più della metà del personale di quell’unità produttiva. In questa fase, la società comunica la chiusura del magazzino di Pomezia (dove sono impiegati i nostri iscritti) e il trasferimento a Civitavecchia, altra unità produttiva della società. Il tentativo di far fuori i lavoratori e il sindacato però fallisce: i lavoratori prendono servizio a Civitavecchia (nonostante 140 km giornalieri di percorso!) e continuano la loro battaglia nel nuovo magazzino in cui trovano stesse violazioni delle norme di sicurezza. L’elenco delle irregolarità sarebbe troppo lungo da riportare, ma la nostra attenzione si sofferma sulle operazioni di scarico e carico che mettono a rischio l’incolumità dei lavoratori. La società è sfornita di RLS e tira fuori in fretta un verbale di elezione di RLS precedente al trasferimento che vede eletto … lo stesso responsabile di magazzino!
I lavoratori decidono uno sciopero della mansione, sciopero parziale che prevede che non vengono svolte quelle mansioni di carico e scarico che mettono a rischio l’incolumità. Nel frattempo l’organizzazione sindacale formula regolare esposto alla ASL, mentre i lavoratori ricevono ogni giorno contestazioni disciplinari per la partecipazione allo sciopero, vengono tenuti inattivi per tutto il tempo di lavoro e subiscono anche il rifiuto della prestazione lavorativa e la mancata erogazione della retribuzione per i giorni di sciopero.
Mentre l’organizzazione sindacale predispone la denuncia per comportamento antisindacale al tribunale di Civitavecchia (art. 28 legge 300/70), la società provvede a sistemare qualche aspetto da noi denunciato in merito alla sicurezza. Dalle varie ispezioni dell’ASL risultano comminate prescrizioni e multe su alcuni aspetti ai danni dell’Azienda ma non viene fatta luce sulle irregolarità della banchina di carico e scarico, oggetto dello sciopero parziale. Nonostante la vittoria conseguita nell’art. 28 a giugno 2010, che costringe la società a revocare le sanzioni disciplinari e a restituire la retribuzione illegittimamente detratta, i lavoratori proseguono la loro lotta in un clima di intimidazione con controlli specifici sui nostri iscritti, ripetutamente colpiti da contestazioni disciplinari con qualsiasi futile pretesto.
Si verificano due infortuni, di un iscritto USB e di un lavoratore non iscritto alla nostra O/S, proprio sulla famosa banchina di carico e scarico; la società omette di comunicare all’Inail l’infortunio, il quale viene rigettato (inoltrato ricorso).
Decidiamo così di sollecitare di nuovo l’intervento alla Asl, dichiarando nostra volontà di presentare un esposto alla Procura della Repubblica.
In data 13 ottobre 2010 riceviamo questa notizia dal nostro rappresentante sindacale: SONO ARRIVATE LE POMPE IDRAULICHE DA NOI RICHIESTE PER LA SICUREZZA DELLE OPERAZIONI DI CARICO E SCARICO.
VITTORIA PIENA! Avevamo ragione e gli infortuni potevano essere evitati.
DOPO UN ANNO DI ASSIDUO E COSTANTE LAVORO, I LAVORATORI HANNO AVUTO GIUSTIZIA E HANNO PORTATO UN GRANDE RISULTATO PER TUTTI, COMPRESO QUELLI CHE NON CE L’HANNO FATTA A SUPERARE LA PAURA DI POTER PERDERE IL POSTO DI LAVORO.
Ora si può ricominciare!
I lavoratori della Pontina Mobili hanno dimostrato che si può e si deve agire. Grazie da USB!
USB al fianco dei lavoratori della Pontina Mobili aggiunge una vittoria alle tante che tutti i giorni i lavoratori riescono a realizzare quando il sindacato rappresenta gli interessi dei lavoratori e non si sottopone al ricatto della svendita dei diritti per il posto del lavoro.
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