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PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA: SONCERTANTI LE DICHIARAZIONI DELLA CGIL

Lamezia Terme,

COMUNICATO STAMPA

 

SCONCERTANTI LE DICHIARAZIONI DELLA CGIL DI CATANZARO-LAMEZIA SULLA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA.

 

Sarebbe fin troppo facile polemizzare con chi da una parte si schiera con il Coordinamento “Acqua Pubblica”, e dall’altra invia alla stampa documenti nei quali si saluta, quasi con soddisfazione, la fine del monopolio pubblico sull’acqua.

Siccome la Confederazione USB discute sulle cose e non è interessata a polemizzare sulle contraddizioni altrui (pur ritenendole sconcertanti), vorremmo fare alcune riflessioni sulla questione che più ci sta a cuore:  l’acqua è bene di tutti, e, pertanto, va sottratto alle logiche del mercato.

Innanzi tutto, occorre ribadire che siamo fortemente preoccupati e decisamente contrari, di fronte alla prevista privatizzazione di una quota, pari al 40% del capitale, della Multiservizi

Una delle argomentazioni più diffuse da chi prova a dare un colpo al cerchio ed una alla botte, è quella che il decreto Ronchi sulla privatizzazione dell’acqua, è sbagliato, però orami esiste e “purtroppo” bisogna applicarlo.

Questo fatalismo è del tutto fuori luogo!

Difatti, in tantissime zone d’Italia (nelle quale vale la stessa legge e lo stesso obbligo di applicazione), enti pubblici, regioni, province, comuni (tra cui una ventina solo in Calabria), stanno deliberando a favore di un ripubblicizzazione dell’acqua.

Non solo, ma questo nuovo fenomeno investe anche l’Europa, visto che persino Parigi, dove da oltre 25 anni era in vigore la privatizzazione dei servizi idrici, ha deciso di tornare ad una gestione pubblica.

E’ superfluo ricordare che un privato ha come scopo il profitto ed è, pertanto, abbastanza ingenuo pensare che con la privatizzazione si abolisce il monopolio e si “realizza una più efficiente ed efficace gestione a beneficio della cittadinanza”, come affermato nel comunicato della Cgil, visto che le esperienze dimostrano come la privatizzazione comporti storicamente una riduzione degli investimenti ed un aumento dei prezzi.

Ma c’è un altro aspetto da sottolineare, per cui la decisione del comune di Lamezia ci appare quanto meno inopportuna.

In tutta Italia, infatti, si sono raccolte oltre un milione di firme per indire un referendum che abolisca il decreto Ronchi e lasci agli enti la possibilità di gestire in modo pubblico l’acqua.

Che fretta ha, dunque, il Comune di Lamezia Terme a voler privatizzare quota parte del capitale della Multiservizi, senza neanche voler aspettare il referendum che nella prossima primavera potrebbe spazzare via la legge con le sue assurde pretese di privatizzazione di un servizio di un bene vitale come l’acqua?

Il decreto di cui chiediamo l’abrogazione, prevede, infatti, che l’obbligatorietà delle privatizzazioni, scatti a partire dal 2012, nessuna urgenza, dunque, nell’immediato.

Ma oltre a tutto ciò, c’è anche il bisogno di affermare un principio al quale tutti sembrano (a parole) voler aderire ed è quello che, al di là di ciò che prevede la legge, occorre a nostro avviso dare un segnale “politico” sul fatto che un bene come l’acqua non può e non deve essere commerciabile, non può e non essere fonte di speculazione per nessuno!.

Questo segnale l’Amministrazione comunale di Lamezia dovrebbe dare e questo al sindaco chiediamo.

Inoltre, su un argomento così importante per tutta la comunità, è assurdo pensare di poter tirare dritti per la propria strada, ignorando la volontà dei cittadini e decidendo in modo “elitario” .

Per questo motivo, riteniamo che il previsto consiglio comunale sulla privatizzazione della Multiservizi, debba essere un consiglio comunale aperto ai cittadini ed alle associazioni, ed in quella sede debba avvenire il dovuto confronto.