Il confronto iniziato a marzo in quel di Firenze e che ha dato vita alla rete nazionale di “Abitarenella crisi” ci ha consentito di approfondire molti aspetti legati alle battaglie che quotidianamente portiamo avanti sui territori e ai processi in atto in tema di politiche abitative, crisi e molto altro ancora.
Con la consapevolezza della strada ancora da percorrere ma anche della grande ricchezza e potenzialità di questo spazio ci prepariamo ad affrontare la tre giorni di Roma che si svolgerà dal 5 al 7 novembre 2010 in tre diversi luoghi simbolo delle lotte attive nella metropoli.
Proprio la preziosa scorta di ciò che abbiamo ricavato dagli incontri precedenti ci consente di non partire da zero ma da alcuni concetti portanti: le lotte per il diritto alla casa sono sempre più declinate come lotte per il diritto all’abitare; le lotte per il diritto all’abitare rappresentano uno territori centrali del conflitto, della riappropriazione di reddito e di vita che tutti in settori sociali colpiti della crisi sono chiamati oggi ad affrontare e ad agire, contro ed “oltre” la condizione di precarietà che pervade in maniera sempre più brutale ed aggressiva ogni aspetto delle nostre esistenze.
I conflitti dal basso del resto sono molti e ognuno di questi attraversa contesti urbani e territoriali diversi. Ricercare fili, operativi e concettuali, comuni e ricompositivi,rappresenta un passaggio fondamentale per dare maggiore qualità e forza all’azione e ai conflitti stessi. Proprio per questo è urgente e necessario costruire una piattaforma ed una cassetta degli attrezzi condivisa e comune da spendere sui rispettivi territori.
I tavoli di lavoro proposti alla discussione generale spaziano dai grandi eventi, le grandi opere e i grandi piani, al concetto di comunità sovrana che disegna dal basso la città meticcia, esercitando un diritto di suolo che sottrae spazi al mattone ed alla rendita, alle nocività ed alle mafie, che ragiona nei termini della riappropriazione diretta di reddito, socialità, saperi, qualità della vita.
L’approfondimento necessario ci potrà anche dare la spinta in più per l’affermazione di una moratoria generalizzata degli sfratti e degli sgomberi, per una nuova e diversa stagione di lotta contro la rendita la speculazione privata che passa inevitabilmente per il rifiuto del libero mercato degli affitti e della corsa alla casa di proprietà, ma soprattutto per una stagione nuova e diversa di investimento sull’edilizia residenziale pubblica, sulla casa come bene comune. Questa battaglia che accomuna centinaia di migliaia di persone deve essere assunta come obiettivo di fondo sul quale realizzare in ogni angolo del paese una nuova stagione di lotte e di protagonismo sociale.
Garantire un tetto a tutte/i del resto non ci basta e per questo ci opponiamo all’idea che siano il cemento e l’indotto economico che ne deriva a tracciare la strada maestra per uscire dalla crisi con continuo consumo di suolo, svendita del patrimonio pubblico e demaniale, semplificazione/facilitazione delle procedure edilizie, rafforzamento della rendita fondiaria, l’accentuazione dai dispositivi che producono controllo sociale e precarietà diffusa.
A questo disegno di governo contrapponiamo l’idea dell’utilizzo del patrimonio esistente e il recupero di aree dismesse, come le caserme o gli insediamenti industriali abbandonati da trasformare e valorizzare solo in termini sociali, di produzione di risposte e diritti. La testardaggine con la quale abbiamo proceduto, procedendo dal basso senza facili scorciatoie, sempre partendo dalla realtà concreta, mai dal cielo della politica, ci consente oggi di immaginare lo spazio pubblico di abitare nella crisi come luogo aperto in grado di narrare la nostra idea di abitare.
Un’altra idea idea di abitare, di città e di territorio, che vogliamo contrapporre con sempre maggiori capacità di autorganizzazione minuto dopo minuto, metro dopo metro, all’arroganza “dei poteri forti” e di una “politica” sempre più lontana ed estranea ai nostri bisogni e ai nostri desideri. Gli esempi in campo sono già molti dalle lotte contro discariche ed inceneritori, contro il nucleare e le grandi opere dalla TAV fino al ponte sullo stretto, dalle occupazioni di case e di aree abbandonate fino ai mille rivoli delle lotte dei precari dentro e fuori i posti di lavoro, le scuole e le università.
Mille rivoli, mille storie che dalla Nord al Sud, passando per certamente per Terzigno e Boscoreale, dovranno attraversare città e territori per diventare fiume in piena in grado di spazzare via i ladri del nostro presente e del nostro futuro.
Programma:
Venerdì 5 novembre 2010 presso L.o.a. Acrobax – ex Cinodromo (Ponte Marconi)
ore 19.30: aperitivo, dibattito e proiezioni
L’altra città – suggestioni dal mondo
Attraverseremo il racconto di città lontane che si confrontano con diverse dimensioni del potere, tutte però attaccate con l'espropriazione del territorio, il saccheggio dei beni comuni il depauperamento delle forme di vita urbana in generale. Dalla Colombia alla Palestina processi violenti di espropriazione totale, quali quelli che producono desplazados, terre sottratte, colonie e deportazioni. Fino alla doppia lezione del Venezuela, tra il conflitto delle comunità sovrane che abitano la città e una legiferazione alternativa emanata da un governo "anomalo" anche in supplenza dei movimenti.
Arriveremo al confronto con le trasformazioni più prossime, quelle di altre metropoli europee, come nella permanente "crisis de la vivienda" dello stato spagnolo, frutto di un modello socio-economico che espelle ed esclude sempre più persone dal diritto alla città.
Un viaggio con video e racconti per illuminare quei tessuti sociali che si autorganizzano dal basso e mostrare quegli incroci/angoli che si danno nelle strade dell'altra città, condividere le esperienze di legiferazione imposte dal basso o permeando nuovi spazi di governance indipendente.
Per arrivare ad afferrare che abitare non significa solo avere un tetto sulla testa ma vivere e difendere un territorio in ogni strada, in ogni mondo.
Ore 21: cena sociale e a seguire dj-set e video
Sabato 6 novembre 2010 presso Metropoliz (via Prenestina 913)
ore 10: Tavoli tematici
1) Grandi opere, grandi eventi: la crisi come occasione per la rendita
tra emergenza permanente e controllo.
Olimpiadi, Expo, il ponte sullo stretto e altre grandi infrastrutture intrecciano grandi eventi e grandi opere con un’idea di città immaginata come nuova occasione di sviluppo urbano e di profitto. Dentro questa ipotesi di governo del territorio si disegna da un lato la new town, questa volta non generata da un disastro naturale come a L’Aquila ma pensata come soluzione alla crisi, e dall’altro il centro storico vetrina, securizzato e anestetizzato, pronto per essere venduto a chi offre di più. Nuove colate di cemento intorno alla città vecchia e nuove esclusioni dalla città esistente come opportunità da cogliere. Una sorta di emergenza generale, di catastrofe senza responsabilità definite, nella quale ognuno è chiamato a fare la sua parte. In questo senso la gestione del dopo sisma abruzzese, come l'attacco ai territori messi sotto scacco dalle nocività e colpiti dai grandi imbrogli ecoenergetici di inceneritori e discariche, vorrebbe essere un paradigma convincente che nasconde solo le bugie di una classe politica corrotta e incapace che utilizza forme di gestione della sicurezza e del controllo sociale negando diritti e militarizzando i territori.
Questo focus è chiamato ad approfondire la riflessione sulla trasformazione dei processi produttivi nelle città, di un’economia sempre più urbana e di una crescita dei valori immobiliari senza precedenti, con un nuovo orizzonte che passa dalle delocalizzazioni ai cambi di destinazione d’uso, fino al piano di “housing sociale” nuova fonte di incredibili guadagni per i soliti noti col pretesto di un intervento giustificato dall'ormai ineludibile sofferenza abitativa, dentro una cornice patinata fatta di grandi eventi e archistar.
La sovranità sul suolo da parte dei cittadini diventa dirimente e l’esercizio di questa, si manifesta attraverso la sottrazione di aree e manufatti alla rendita e alle speculazioni, così come con i progetti di autorecupero e autocostruzione per contrastare dal basso nuovo consumo di suolo e di cielo. Allo stesso tempo l'autodeterminazione delle comunità territoriali che respingono l'arbitrio di un potere repressivo e oppressivo appaiono come l'unica soluzione di una gestione dei rifiuti che ha compromesso la vivibilità dei territori e il diritto alla salute di chi li abita.
2)Pratiche, strumenti di autorganizzazione, tutela e in/formazione. Sportelli, spazi e territori.
Le relazioni che si formano dentro i territori sono molteplici nella declinazione del diritto all’abitare. Si incontrano lo sfrattato e l’inquilina cartolarizzata, il migrante e la studentessa fuori sede senza casa, i comitati per la difesa del parco e quelli contro un’installazione nociva, le precarie di un call center e quelli dell’Ikea. Quelli che vogliono la fontanella funzionante e quelli che non vogliono l’antenna sul tetto. Una realtà che necessita di nuovi strumenti di comprensione, di nuove pratiche di conflitto, di informazioni aggiornate e consapevoli.
Questo gruppo di lavoro vorrebbe definire la nuova cassetta degli attrezzi per affrontare la realtà ed essere capaci di produrre autorganizzazione e di formare nuovo attivismo metropolitano. La comune necessità di conoscere tanto le normative nazionali (vedi la 431/98 o quelle contenute nel Pacchetto Sicurezza) quanto quelle che definiscono quel poco di welfare locale che ancora esiste (dai bandi per le case popolari agli assegni del bonus casa) deve trovare in questo momento di riflessione e scambio di pratiche la forza di costruire nuove rivendicazioni sui territori e allo stesso tempo la capacità di superare il mero vertenzialismo.
3) Diritti di cittadinanza e forme di welfare metropolitano: la città meticcia si disegna dal basso.
Esperienze comunitarie che si sviluppano nei luoghi occupati, comitati e reti in difesa dei beni comuni, spazi sociali, produzioni culturali indipendenti: l’incontro tra diversità non mercificato e mercificante produce spazio urbano alternativo? Le lotte per i nuovi e vecchi diritti di cittadinanza sono in grado di tracciare un welfare metropolitano?
Di questa scommessa sull’uso pubblico della città e del territorio occorre approfondire il senso, confrontare le esperienze, verificare i limiti. La soluzione abitativa dentro uno spazio urbano accogliente e solidale, prodotto dalle pratiche, dall’interazione, dalle relazioni tra chi lo vive, può e deve divenire la forma di riappropriazione del diritto alla città dentro la crisi, fondato sul rifiuto di qualsiasi forma di discriminazione, sulla libertà di sperimentare nuove forme di economia e di socialità, sulla cura dell'ambiente e il risparmio di risorse naturali.
Ore 16: Tavoli tematici a confronto.
Proponiamo un metodo di confronto che valorizzi le discussioni dei tavoli della mattina e lasci spazio alle esperienze e ai percorsi attivi nelle diverse città che parteciperanno senza però trascurare la necessità di giungere non già ad una sintesi bensì alla definizione di uno spazio d'iniziativa comune che sappia contrapporsi con forza all'entità dell'attacco che subiscono i diritti in questo paese. Il percorso sin qui maturato da Abitare nella crisi ha già posto come questione dirimente il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica, i cui finanziamenti sono fermi da anni con il conseguente blocco delle graduatorie e delle assegnazioni in molte città italiane, e l’opposizione all’housing sociale che non rappresenta una risposta in termini di diritto all’abitare ma solo un goffo tentativo di rispondere alla crisi globale con nuove colate di cemento per di più su aree e con finanziamenti pubblici. Accanto a questo sarà necessario confrontarsi sulla costante emergenza sfratti molti dei quali dovuti a quella che abbiamo cominciato a definire morosità incolpevole dovuta dal micidiale mix di un caro affitti senza precedenti e di una precarietà di vita che comporta discontinuità di reddito e retribuzioni sempre più basse come quelle di coloro che la sociologia ufficiale definisce working poors.
Ore 22.30: Contro la crisi accendi la notte
Indo e dj Jack (from Junglabeat) presentano il video "Stato di minaccia"
a seguire contributi di:
Assalti frontali
Ill Nano
dj/vj set:dj Toto, dj Hagga, Gigi&friends
Domenica 7 novembre 2010 presso occupazione Via del Porto fluviale, 12
Ore 10: Assemblea Plenaria conclusiva
Territori e movimenti a confronto su conflitti, indipendenza, prospettive di attivazione comune dentro e contro la crisi