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Scuola

Scuola. 16.500 ASSUNZIONI IN RUOLO: QUAL E' IL PREZZO?

Nazionale,

In allegato il comunicato

Ieri è stato diffuso il decreto del ministero che comunica la decisione di procedere all’assunzione in rulo di 10.000 docenti e 6.500 ATA (in allegato trovate i dettagli). E’ chiaro a tutti che, a fronte di più di 40.000 posti tagliati solo questo anno, ai quali si aggiungono quelli dell’anno scorso e si aggiungeranno quelli dell’anno prossimo, si tratta di ben poca cosa. Non si risolve il problema occupazionale né quello della qualità della scuola.

Qualcuno potrebbe però dire che è meglio di niente, ma solo se non considera cosa dovrà pagare per questo obolo. Sicuramente il governo spera di garantirsi la non belligeranza di alcuni sindacati che comunque non avrebbero mosso un dito rispetto ai terribili tagli. Leggendo però i commenti giornalistici appare evidente come si associ la notizia delle assunzioni a quelle sul blocco degli scatti di anzianità e sul nuovo modello di reclutamento. In pratica, complici CISL e UIL, Tremonti voleva farci credere che in futuro ci avrebbero ridato i soldi sottratti agli scatti di anzianità, mentre nella realtà pensa solo di attingere a parte delle risorse tagliate licenziando i precari per lanciare i “giochi a premi” della meritocrazia.

Ma in una fase di forti tagli ci vuole un bel coraggio a chiedere una selezione economica del genere e poi che figura ci faranno CISL e UIL quando i nodi verranno al pettine?. Parallelamente il governo ha da tempo l’obiettivo di arrivare alla chiamata diretta da parte dei dirigenti, per farlo ha bisogno del nuovo modello di reclutamento, ma se lo lanciasse ora avrebbe serie difficoltà, alle quali spera di sottrarsi con le briciole delle prossime assunzioni.

 

Alla fine sarà chiaro che queste poche assunzioni le hanno fatte pagare ai lavoratori, care e in anticipo.


Nulla cambia rispetto all’esigenza di una reale inversione di tendenza. Già da fine mese dovremo organizzarci per resistere scuola per scuola alle conseguenze devastanti dei tagli (classi super affollate, cattedre spezzatino, problemi di funzionamento scaricati sui docenti e gli ATA superstiti) e per dare voce ai tantissimi che non avranno più nemmeno un contratto precario (con le supplenze brevi sempre più blindate). Occorrerà incidere con forza, bloccando il funzionamento stesso della scuola o di quello che ne resta. Lo sciopero degli scrutini ci ha insegnato che è questa l’unica lingua che il governo conosce.