Continua il presidio dei precari palermitani, Giacomo e Caterina, giunti a Roma per portare la loro protesta contro i piani del Governo sulla scuola. Noi con loro sotto Montecitorio.
La loro scelta di attuare lo sciopero della fame è dura ed estrema, non è dettata dalla disperazione ma dalla rabbia, una forma di lotta che ha lo scopo di comunicare per rompere il silenzio intorno al mondo della scuola che porta con sé un problema di democrazia in questo paese. Lo stato di salute dei colleghi ci preoccupa e siamo lieti che Pietro Di Grusa abbia seguito il consiglio dei medici di riprendere a mangiare.
L'RdB/USB Scuola ha subito espresso la sua solidarietà ai colleghi, una solidarietà concreta e umana che riconosce in loro i problemi e la determinazione a non rimanere schiacciati dalla rassegnazione. Il loro presidio è un luogo di incontro delle realtà romane e non solo, dal comitato dei precari della scuola alle varie organizzazioni sindacali, in cui si sta sviluppando un confronto franco e serio sulle forme di lotta, le prospettive e l'esperienza di questi due anni di lotte contro i tagli e il massacro della scuola pubblica.
Abbiamo invitato i colleghi ad interrompere lo sciopero della fame a passare da questa forma individuale di protesta a forme collettive ed organizzate di lotta, come deciso anche dall'assemblea nazionale dei CPS che ha scelto la via della presenza durante le convocazioni e la partecipazione ad assemblee nelle scuole con momenti di mobilitazione che già in tantissime province, anche grazie al segnale lanciato da Palermo, stanno prendendo corpo.
L'esperienza ci insegna che azioni come gli scioperi della fame di questi giorni rischiano di essere l'oggetto preferito di passerelle di politici, sindacalisti e giornalisti che usano la vita delle persone nel circo mediatico che accende e spegne le luci in base ai propri interessi (A Montecitorio si è visto venerdì scorso).
Solo tra i docenti, in due anni abbiamo perso 67 mila contratti a tempo indeterminato!
La scuola ha bisogno di insegnanti e personale non docente, l'obbiettivo principale del piano, avviato molto prima della Gelmini, è quello di renderci tutti più precari e ricattabili per favorire il mercato delle scuole private e la privatizzazione della stessa scuola pubblica.
Non esistono vie individuali o corporative, tanto meno concertative per rispondere alla più feroce lotta di classe che scatena contro i lavoratori le conseguenze della crisi economica e sociale generata dagli stessi che continuano a reclamare diritti sulla cosa pubblica e sulla vita dei lavoratori.
La crisi è degli imprenditori, del loro apparato politico e di tutti i loro lacchè e non dei lavoratori.
Da Marchionne ai sindacati e partiti “amici”, l'unica proposta è quella di un nuovo Patto Sociale.
Un Patto nel nostro paese i lavoratori lo hanno già sottoscritto con la Costituzione, finché questa classe “dirigente” non la rispetta non è possibile nessun “nuovo Patto Sociale”.
A noi lavoratori della scuola, al fianco degli altri settori del pubblico e del privato, toccherà portare in classe la lotta di classe come abbiamo fatto con lo sciopero degli scrutini, indipendenti e autonomi da partiti e sindacati collaborazionisti, abbiamo dimostrato a cosa serve un sindacato vero.
In queste settimane ci saranno le convocazioni dei precari, sono anni che non rispettano nessun criterio di legalità: posti che spariscono e poi riappaiono sballando ogni graduatoria, contratti irregolari e straordinario obbligato. Quest'anno sarà più pesante il ritardo con cui verranno nominati i supplenti, a causa del caos creato dalla illegittima riforma delle superiori.
I precari perderanno preziosi mesi di lavoro, gli studenti non avranno i loro insegnanti, e non solo, i colleghi a tempo indeterminato si dovranno accollare il lavoro di quelli che mancano. L'RdB/USB sarà presente ovunque sarà possibile con il proprio supporto tecnico-sindacale ai precari, per sostenere la denuncia e la lotta.
Non si può far finta di nulla, è anche una responsabilità professionale nei confronti delle famiglie e degli studenti: i precari costretti alle convocazioni, i collegi docenti, le riunioni del personale ATA ad inizio anno scolastico devono da subito essere l'occasione per rompere collettivamente il silenzio e l'arroganza di chi sta sfasciando tutto e mandando all'aria il sacrificio di intere generazioni per conquistare un futuro, che doveva essere il nostro presente, di riscatto fatto di pace, sapere e dignità.
Noi figli della classe operaia, noi che abbiamo potuto studiare grazie alle lotte, non lasceremo che la nostra vita e quella dei nostri figli sia segnata dall'ignoranza e dalla prepotenza di pochi a danno di tutti.