La vicenda Telecom è esemplare per capire la storia italiana degli ultimi anni.
Inneggiando alle liberalizzazioni, su questa azienda e sui suoi lavoratori sono state sperimentate tutte le peggiori scelte politiche ed economiche di questi anni, con i risultati catastrofici che abbiamo tutti sotto gli occhi.
Gli ingredienti e i protagonisti di questi anni disastrosi ci sono tutti:
- le privatizzazioni all’italiana, con la svendita totale del patrimonio pubblico (Telecom non a caso fu definita “la madre di tutte le privatizzazioni) senza nessun beneficio né per i consumatori né per i lavoratori
- i capitalisti all’italiana nella versione rapinosa e rampante alla Gnutti, Colaninno e soci (la famigerata razza padana) o parassitaria alla moda dello “spione” Tronchetti, tutti accomunati dal desiderio di mettere le mani su un pezzo pregiato del patrimonio pubblico, con entrate garantite, senza tirare fuori una lira
- la commistione peggiore tra affari e politica , a partire dal ruolo di D’Alema , grande artefice della privatizzazione Telecom
- la redistribuzione della ricchezza dal basso verso l’alto, come dimostra la scelta di distribuire dividendi e pagare bonus faraonici ai manager nelle stesso momento in cui si programma di licenziare quasi 7000 lavoratori
- la crescente finanziarizzazione dell’economia, con Telecom usata come contenitore -cassaforte da muovere sul Risiko interno ed internazionale (v. accordi con la spagnola Telefonica)
- lo smantellamento del nostro patrimonio industriale, come dimostra la totale assenza da anni di un serio piano industriale in un settore delicato e strategico come quello delle TLC
- la presenza ai vertici sempre degli stessi nomi, (Bernabè, Galateri ecc.). imbullonati a vita sulle poltrone dei CDA di qualunque azienda a prescindere dai risultati.
A fronte di questo scenario catastrofico in questi anni non c’è stata nessuna opposizione politica o sindacale degna di questo nome. CGIL CISL e UIL non si sono accorti di nulla. Troppo impegnati a concertare con governo e Confindustria, preoccupati solo di promuovere i fondi pensione, ed illusi di poter cogestire questo scempio.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti: 7000 LICENZIAMENTI, di cui 3700 subito, e nessun piano industriale. La giustificazione dell’azienda è che bisogna ridurre il debito ereditato dalle gestioni di Gnutti e Tronchetti a conferma che Telecom è stata ed è una mucca da spremere fino all’ultima goccia per garantire profitti ai soliti noti.
Un’enormità tale che persino il ministro Sacconi , quello che predica la complicità tra aziende e sindacati, si è svegliato ed ha implorato i vertici Telecom di non esagerare!!!
A noi sembra che ci sia un legame chiaro tra la vicenda Telecom e quella di Pomigliano d’Arco. Il messaggio padronale e del grande capitale è chiaro. Vogliamo le mani libere completamente, via ogni residua tutela o vincolo. Ricatti, licenziamenti di massa, precarietà diffusa: questa la ricetta per il rilancio dell’economia.
USB esprime la propria solidarietà ai lavoratori Telecom, dice no ad ogni ipotesi di licenziamento e chiede reali garanzie occupazionali e salariali per i lavoratori
con il varo di un piano industriale adeguato.