Icona Facebook Icona Twitter Icona Instagram Icona Telegram Icona Youtube Icona Rss

nazionali

VOGLIAMO DIFENDERE LA CASSA DI PREVIDENZA CHE RAPPRESENTA IL RICONOSCIMENTO DI NOSTRE PARTICOLARI ATTIVITA' DA 40 ANNI ?

Roma,

PER FARLO DOVREMO ARRABBIARCI E DISCUTERE COME AGIRE. CERCHIAMO ALLORA DI APPROFONDIRE LA QUESTIONE.

Si sta parlando, in questi giorni, con scarso approfondimento, dell’incerto contratto degli “STATALI”, come se a tanti lavoratori (tra cui gli “statali” non sono neanche 180.000 poiché gli altri 3.600.000 sono militari, polizia, carabinieri, insegnanti e impiegati di Regioni, Province e Comuni) si elargisse un regalo invece che un aumento medio, dal 2008, di €100 lordi, cioè € 62, al netto di contributi e IRPEF valutata al 30%. Cercheremo di capire cosa dovremo dare in cambio, come si vuole avere una PA più “efficace e efficiente”, quali “ragionamenti” si siano fatti per collegare finalità politiche e azione amministrativa.

Ora però parliamo solo di un nostro “antico” diritto, che non è un privilegio, ma il riconoscimento di molti lavori svolti per dare servizi (patenti, revisioni, collaudi, omologazioni, controlli vari) che implicano - per addetti di uffici periferici, e, date le carenze numeriche, anche per personale di quelli centrali - rischi fisici, anche per incidenti su strade o presso impianti, e possibili eventi civili e penali, circostanze tutte non presenti in altre Amministrazioni, che lo sono giornalmente nella nostra, con effetti non trascurabili sulla sicurezza individuale.

Tali circostanze, dimostrate in passato e dimostrabili oggi, provocarono sino dal 1967 e, più di recente, nel 1986, proteste compatte e prolungate del personale dell’ex Ministero Trasporti, che sfociarono faticosamente, nel riconoscimento, con leggi (ultima la 870/1986), delle specificità di nostre funzioni, tenendo conto che esse, pur con qualche attenuazione, hanno riflessi in ogni ufficio.

Tale legge ci consente, tramite la Cassa previdenza e assistenza (CPA), di avere il rimborso parziale di spese per malattie e ci riconosce, a fine servizio, la liquidazione di una somma calcolata sugli anni di servizio e su parte della retribuzione, con correttivi diretti ad attenuare differenze retributive esistenti. Le somme necessarie per tali interventi provengono da quote delle elevate entrate che lo Stato incassa con le operazioni svolte nei nostri uffici - e anche presso l’utenza, fatto raro nella PA. - destinate anche a coprire costi per rilascio di patenti, libretti di circolazione e altri documenti; per acquisto di attrezzature necessarie alle operazioni su veicoli; per aggiornamento professionale degli addetti (compresi molti della sede centrale impiegati per colmare le crescenti carenze di personale degli uffici periferici); per pagare servizi di Enti, quali Poste e Società che opera nel CED, indispensabili per completare operazioni e per inviare ai cittadini interessati documenti ad esse collegati (fatto innovativo per un servizio reso dalla PA, che migliorerebbe se i Governi si convincessero che essa può adeguarsi alle attuali veloci modifiche tecnologiche, se le decisioni politiche la sostengono e non la demoliscono, come fosse la fonte di molti problemi italiani).   

Le quote di entrate (tra il 5 e il 10%) devono trasferirsi, dal Ministero dell’Economia - MEF, ai   capitoli di Uscita del nostro destinati ai rimborsi per malattie, alla liquidazione e alle spese accennate.

E qui nasce il problema, poiché le somme dovute, anche per patenti, libretti, attrezzature, ecc. sono state versate al nostro Ministero, sin dal 2005, in misura molto ridotta o azzerate del tutto, tanto che, ad esempio, non sono pervenuti alla CPA, per il 2005 e il 2006, oltre 28 milioni di euro e il fatto si sta ripetendo per il 2007.  

Sono pertanto bloccati i rimborsi per malattie e si e’ ridotta la possibilita’ di pagare a chi finisce il servizio l’intera liquidazione.

Il MEF inoltre trasferisce con ingiustificati ritardi al Ministero Trasporti le somme che privati, richiedenti operazioni presso loro sedi, versano allo stato per rimborsare spese sostenute da nostri colleghi per viaggi fuori sede e pagare lavoro straordinario da loro prestato. Ciò provoca grave danno economico a chi lavora per i cittadini, costituendo, secondo il codice penale, una vera appropriazione indebita e in termini amministrativi peculato per distrazione, poiché il denaro versato per pagare i nostri colleghi è usato a lungo per altri scopi.

Tante lettere sono scritte da Ministri e alti dirigenti della nostra Amministrazione ai titolari del MEF (Tremonti e poi Padoa Schioppa) e a uffici MEF interessati, tutte senza esito, come la richiesta di assestamento di bilancio per l’assegnazione dei fondi dovuti.

Ciò inoltre impedisce di svolgere regolarmente le procedure per patenti, carte di circolazione, ecc. e quindi influisce negativamente, solo a causa delle gravi carenze di ministri, su funzioni statali.

E’ evidente quindi che senza una azione  pressante e personale di Ministri dei trasporti e, ora, anche di Infrastrutture, non si difendono né la PA né nostri diritti, fissati per legge dal 1967.

In verità, però, nessuno ha insistito molto per la corretta applicazione di una legge che individua nostri diritti e modi precisi di operare. Si continuano a violare norme, con prepotenza e scarso senso di correttezza, il che in democrazia è fatto molto grave, specie se responsabili sono vertici di istituzioni, che pontificano spesso sulla necessità che i cittadini non scordino i loro obblighi.

E’ UN MODO ESEMPLARE DI CREARE SFIDUCIA NELLA POLITICA E NELLO STATO.

ALLORA NON CI RESTA CHE PREPARARCI AD AZIONI FORTI, VARIATE NELLE  FORME, CONTINUE E RIPETUTE, CON SCIOPERI ARTICOLATI E CON OSTRUZIONISMO, PER ESSERE EFFICACI AL MASSIMO ANCHE PER MOLTO TEMPO.

Dobbiamo convincerci che e’ necessario agire anche per difendere la nostra dignità di lavoratori che chiedono solo il rispetto di una legge, di vecchia data come il disagio di tanti operatori.

Rammentiamo a noi stessi che se perdiamo senza batterci, avremo tutti la grande amarezza, dopo lunghe lotte, di avere sopportato per noi e le nostre famiglie, una perdita economica che supera l’ipotetico aumento contrattuale di cui all’inizio.

  • E non dimentichiamo che potremmo essere costretti anche a batterci perché non sia applicata alla CPA la norma dell’ultima finanziaria che prevede di sopprimere organi che non svolgano funzioni ritenute di rilevanza pubblica.
  • La CPA copre in parte effetti peculiari di molte nostre attività e quindi ha una funzione di tale tipo, poiché senza di essa non avrebbe significato sopportare rischi e disagi ripetuti.

CERCHIAMO DI ESSERE UNITI, DI PARTECIPARE A ASSEMBLEE E ALTRE MANIFESTAZIONI, ANCHE SE POSSONO SEMBRARE CLAMOROSE A CHI, COME MOLTI DI NOI, RESTA LONTANO DALLE LOTTE DI LAVORATORI CHE PERDONO SALARIO E ANCHE IL LAVORO,  VERA