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Sanità, l'11 ottobre uno sciopero generale necessario e inevitabile

Roma,

Avevamo sperato che l' evidenza delle difficoltà e delle debolezze del sistema sanitario pubblico causate dall'epidemia da Sars-Cov 2, sarebbero state tali da indurre un' inversione di tendenza e un ripensamento delle politiche che per oltre un decennio ne hanno causato l'impoverimento e, al contempo, che venisse definitivamente abbandonata la gestione della sanità territoriale e della prevenzione, improntata a scelte mercantili fatte sulla sofferenza e sulla malattia, che così tanti danni ha provocato in Lombardia.

Ebbene niente di tutto questo è avvenuto ed anzi, mentre l’attenzione dell’opinione pubblica è stata indirizzata ad arte sulla contraddittoria introduzione del green pass, il processo di privatizzazione della sanità pubblica è proseguito senza sosta con il ricorso massiccio alla sanità privata, soprattutto per la diagnostica e la chirurgia di elezione, si è ulteriormente incentivata l’adesione alle assicurazioni sanitarie private e il finanziamento del fondo sanitario nazionale verrà riportato nel 2023 a livelli pre pandemici. 

La stessa destinazione delle somme del PNRR è rivelatrice di quanto pervicacemente non si voglia investire nella sanità pubblica – non sono previste assunzioni di personale - e di quanto, invece, si voglia favorire l’ingresso del privato affidandogli la gestione delle case di comunità e delle cure intermedie. Impostazione questa, confermata dall’accordo Stato - Regioni di agosto che prevede entro un anno, la creazione di un gestore che governerà l’assistenza domiciliare assegnando le prestazioni al miglior offerente. Viene inoltre riproposta l'autonomia differenziata con il tentativo di dare competenza esclusiva sulla sanità alle regioni. Come se il fallimento mostrato durante la pandemia nel garantire il diritto alla salute dei cittadini non fosse esistito.

Per i dimenticati eroi della lotta al Covid poi, il personale che è stato ed è l’elemento fondamentale per il funzionamento del sistema sanitario pubblico, viene prospettato un rinnovo contrattuale vergognoso, con aumenti stipendiali irrisori che verranno però artificiosamente gonfiati dall’indennità professionale già finanziata dal 1 gennaio 2021 e non ancora erogata, nessuna revisione degli ordinamenti professionali ed una parte normativa che si preannuncia come un ulteriore taglio dei diritti, delle tutele collettive e con un sistema di progressione economica incentrato sempre di più sul merito, sulla valutazione individuale e sull’arbitrio del valutatore.

A tutto questo le lavoratrici e i lavoratori della sanità devono rispondere con determinazione, a partire dallo sciopero generale indetto l'11 ottobre contro le politiche del governo Draghi, per contrastare la precarietà del lavoro, per respingere il subdolo processo di smantellamento della sanità pubblica attuato con la privatizzazione e l’esternalizzazione dei servizi e per rivendicare con forza la centralità del servizio sanitario nazionale a garanzia del diritto alla salute di tutte e tutti, assunzioni stabili, investimenti e risorse, un contratto di lavoro con incrementi economici finalmente adeguati e che abbia come faro la tutela della sicurezza e il miglioramento delle condizioni di lavoro.