La decisione del Consiglio dei Ministri di emanare una "norma interpretativa" che "certifica" la discontinuità tra Alitalia e ITA è un atto grave che sancisce come il Governo Meloni, aldilà delle roboanti dichiarazioni elettorali dell'intera compagine di FdI, si sia messa al servizio di un'operazione pessima dal punto di vista industriale e legale.
In attesa di avere tutti i pareri di legittimità su quanto approvato ieri dal CdM, questa scelta del Governo conferma, paradossalmente, quanto sia stato giusto da parte nostra impugnare il contratto di cessione e gli accordi sottoscritti per la cessione dei beni da Alitalia a Ita: è evidente che farlo fosse più che legittimo, oltre a rappresentare una questione sensibile. Invece di affrontare i problemi e verificare quali soluzioni potevano essere percorse, l'Esecutivo continua ostinatamente a porre un muro contro muro a migliaia di lavoratori e lavoratrici, colpevoli solo di difendere il proprio lavoro e le proprie famiglia.
Per questo ci chiediamo come questo tentativo non sia più dannoso che utile: si chiude la stalla quando i buoi potrebbero essere già scappati, gli accordi firmati e i ricorsi già depositati, in un caso dove il potere esecutivo sembra sostituirsi a quello giudiziario.
Per USB rimane centrale la questione della tutela occupazionale di tutti i dipendenti del Gruppo Alitalia, che non maturano i requisiti pensionistici e che, finora è stata trattata in modo carente, discriminatorio e clientelare oltre che condizionata da contratti al ribasso.
Su questo, invece, nessuna notizia. Per questo che continueremo a lottare: non ci fermeranno gli azzecca garbugli istituzionali.
Sarà previsto a breve un appuntamento con gli studi legali coinvolti, per replicare adeguatamente a questo atto osceno del Governo. Lanciamo un appello a tutte le forze politiche e sociali a sostenere la strenua resistenza contro queste decisioni e provvedimenti, che rischiano di pregiudicare tutte le future lotte per il lavoro in questo Paese.
USB Trasporto Aereo