Mentre la Global Sumud Flotilla prende il largo verso le coste della Striscia di Gaza per rompere l'assedio imposto dal governo genocida di Netanyahu, il nostro governo continua a barricarsi nelle proprie stanze, tacendo ogni solidarietà e sostegno diplomatico verso la spedizione umanitaria intorno a cui si stanno mobilitando migliaia e migliaia di persone nel nostro paese e in tutta Europa.
I lavoratori portuali di Genova sono stati chiari fin dal primo momento: "se toccano la Flotilla noi blocchiamo tutto!". Parole d'ordine che devono risuonare nelle coscienze di tutti i lavoratori e di tutte le lavoratrici di questo paese: siamo tutti e tutte chiamati a fare la nostra parte nel bloccare la macchina genocida israeliana! Nel porre fine al nuovo apartheid di cui i nostri governi si stanno rendendo complici attraverso gli innumerevoli accordi nei settori della difesa, della ricerca scientifica e della sicurezza, che si concretizzano nella continua fornitura degli armamenti che alimentano il genocidio.
È per questo che l'Unione Sindacale di Base ha indetto lo sciopero generale per il 22 settembre! Una data che unirà i lavoratori e le lavoratrici di tutti i settori produttivi di questo paese. Una data che dovrà far tremare il nostro governo. Che gli farà capire che i lavoratori e le lavoratrici sono contro il genocidio palestinese, e che se non farà niente per interromperlo subito la mobilitazione non si fermerà!
Nel frattempo rimarremo in contatto costante con la Flotilla, pronti ad anticipare la data di sciopero qualora le forze del governo criminale israeliano dovessero attaccarla o impedirle di portare gli aiuti umanitari a Gaza.
I ferrovieri sono coinvolti pienamente in questa mobilitazione: secondo i piani bellicisti del nostro governo e di quelli europei, l'infrastruttura ferroviaria è destinata a diventare la via privilegiata per il trasporto di materiale bellico in Italia e in Europa, e per il collegamento intermodale con gli hub portuali da cui partono sistematicamente gli armamenti atti a perpetrare lo sterminio a Gaza e le guerre in tutto il Mediterraneo.
Per questo la chiamata a mobilitarsi arriva forte a tutti i lavoratori e le lavoratrici delle ferrovie, senza esclusione di appartenenza. E con loro arriva a tutte le realtà associative e autorganizzate che negli ultimi anni hanno portato avanti la lotta per migliori condizioni di lavoro e di vita.
L'aumento vertiginoso delle spese militari che il nostro paese dovrà sostenere per adeguarsi alle direttive dell'ultimo vertice NATO (5% del PIL entro il 2035, a fronte del 1,5% che abbiamo speso nel 2024) sarà una stangata per gli investimenti che il governo italiano riserverà a trasporti, sanità e istruzione, destinando a salari da fame i lavoratori e le lavoratrici impiegati in questi settori. E il nuovo Decreto Sicurezza dimostra che sarà capace di qualsiasi atto repressivo pur di difendere gli interessi di chi dalla guerra si arricchisce a discapito di lavoratori e lavoratrici, che invece non hanno altro che da perderci.
Con noi si mobiliteranno anche i portuali del Pireo, di Cipro, di Tangeri, di Dover e di altre città europee e non solo. Occuperemo le piazze, i varchi portuali, le stazioni, insieme a studenti e studentesse, alla comunità palestinese, a innumerevoli movimenti, organizzazioni e associazioni che rivendicano con noi lo stop immediato al genocidio ai danni della popolazione palestinese.
Il 18 settembre ci prepareremo allo sciopero con un’assemblea di tutti i ferrovieri e tutte le ferroviere.
Il silenzio è complice, blocchiamo tutto!