La grave e complessa problematica dello sfruttamento lavorativo, con particolare interessamento dei settori dell’edilizia, dell’agricoltura, dei servizi e riguardante in maniera predominante il lavoratori stranieri presenti in Italia, è oggi, dopo nove anni dalla uscita dellla legge 199, un grave punto di crisi nella complessità del mondo del lavoro.
Dal nostro punto di vista, ossia osservando la problematica con lo sguardo dei lavoratori che si rivolgono al nostro sindacato, ma anche attraverso il lavoro di inchiesta sindacale che i nostri delegati svolgono nei punti dove lo sfruttamento diventa più evidente, l’impianto della legge evidenzia, nonostante gli sforzi, ancora una importante forbice tra gli articoli di legge e la realtà vissuta dalla popolazione coinvolta.
- E’ prioritariamente necessario il rafforzamento di tutti gli organi ispettivi che istituzioni ed enti hanno a disposizione, è altrettanto prioritario l’utilizzazione dei sistemi informatici che permettano immediati riscontri tra le varie banche dati.
- Nel settore agricolo è importante l’applicazione della Condizionalità sociale, in materia di sussidi PAC, inserendo non la sanzione amministrativa, ma l’esclusione delle aziende che non rispettano i contratti di lavoro.
- E’ necessario, anche attraverso le banche dati, verificare la congruità tra produzione e forza lavoro impiegata.
- Favorire l’informazione presso i lavoratori stranieri sulla possibilità di denuncia del datore di lavoro che pratichi lo sfruttamento lavorativo nelle sue diverse declinazioni, al fine dell’ottenimento del permesso di soggiorno, rilasciabile direttamente dalla Questura.
- Sempre nel settore agricolo, garantire anche in sede Provinciale, il diritto al trasporto, all’alloggio e al vitto per i lavoratori stagionali rispettando il contratto nazionale.
- Individuare modalità che impongano alla Grande Distribuzione Organizzata i prezzi minimi per i prodotti agricoli, provenienti soprattutto dalla piccola agricoltura. L’imposizione di prezzi al disotto del prezzo di produzione ha un immediata ripercussione sullo sfruttamento lavorativo dei braccianti.
- Abolire o limitare la pratica degli appalti e dei subappalti per la fornitura di mano d’opera.
- Ridare centralità al Collocamento pubblico, escludendo anche le agenzie private di somministrazione.
- Flussi migratori: Click day. Nonostante alcune migliorie formali fatte nelle ultime disposizioni emanate con il Decreto Flussi, rimane invariata l’inapplicabilità del decreto e la conseguente condizione di irregolarità del 70% dei richiedenti, che rimangono sul territorio italiano per mancanza di risposte da parte delle istituzioni. Ufficio immigrazione, prefetture, Questure.
Riportiamo una nota che inviammo in precedenza all’indomani dell’approvazione del Decreto Flussi:
La recente approvazione del cosidetto “decreto flussi” da parte del governo, a nostro avviso, nell’impianto generale continua a inquadrare la problematica dell’immigrazione in termini avulsi da un contesto generale che si è determinato in Italia negli ultimi anni.
La carenza di forza lavoro in determinati ed importanti settori non può essere affrontata con provvedimenti, che pur essendo necessari, si sa essere quasi del tutto inapplicabili nel nostro paese.
Le strutture istituzionali deputate al disbrigo delle pratiche di accettazione delle richieste di permesso di soggiorno, sono inadeguate per numero e per competenze, affidare il processo di regolarizzazione dei lavoratori stranieri, processo che dovrebbe avere tempi brevissimi, si scontra con l’insormontabile ostacolo della carenza di personale.
Così qualsiasi proposta di regolamentazione dei flussi e dell’entrata nel paese secondo criteri richiesti dalle parti datoriali, si infrange sulla lentezza con cui vengono presi in carico le richieste provenienti dai lavoratori stranieri, provocandone nella maggioranza dei casi la permanenza, in una condizione di “provvisoriamente regolare per le Questure” ma non regolari per molte altre istituzioni.
Il fatto che questa condizione “provvisoria” si protrae in molte città anche oltre i diciotto mesi, ha determinato, ormai, la presenza di centinaia di migliaia di lavoratori, si stimano più di 800.000, in attesa di permesso di soggiorno, o anche di rinnovo di permesso di soggiorno.
Spesso questa condizione di precarietà, dal punto di vista della regolarizzazione della propria posizione, li porta a cadere spesso nelle mani datori del lavoro poco inclini al rispetto delle regole.
E’ innegabile la presenza conclamata in alcuni settori di lavoro, agricoltura, edilizia, servizi alla persona, servizi di ristorazione, di lavoratori in nero sottoposti ad un totale sfruttamento.
Stando a contatto con i lavoratori, possiamo affermare che in questa situazione si trovano moltissimi lavoratori che entrati in Italia con il decreto flussi, sono rapidamente diventati irregolari e impiegati in attività lavorative senza alcuna regolamentazione.
Questa realtà,è riconosciuta tale, non solo da chi con questi cittadini si incontra tutti i giorni, ma anche da tutti i soggetti istituzionali chiamati ad intervenire sul problema, dai Comuni alle Questure, dalle Prefetture ai gestori dei Centri di Accoglienza.
Per la nostra organizzazione sindacale, l’eccezionalità della situazione creatasi, anche per l’ormai strutturale afflusso di lavoratori immigrati che arrivano in Italia senza regolare permesso, dovrebbe prevedere da parte governativa, dei provvedimenti eccezionali per regolarizzare nel più breve tempo possibile il gran numero di lavoratori stranieri presenti oggi in Italia.
Rivedere nel più breve tempo possibile, la Bossi Fini, modificare i criteri di concessione dei visti da parte italiana permetterebbe la diminuzione importante degli ingressi irregolari.
Dal nostro punto di vista il contesto internazionale, di crisi economica, di guerra, di violazione dei diritti umani e politici in molti paesi, di crisi ambientale causata dai mutamenti climatici produrrà senza interruzione l’aumento dell’immigrazione massiva, non solo in Italia ma in tutta Europa. Provvedimenti restrittivi, di espulsione invece che di inclusione, di mantenimento di provvedimenti inapplicabili provocherà l’aumento del fenomeno di presenze irregolari nel nostro paese.
In ultimo le previsioni di saldo negativo della natalità nel nostro paese, e di diminuzione del numero della popolazione lavorativa attiva di italiani, dovrebbe indurre il Governo a ragionare sul permettere l’aumento delle presenze straniere in Italia. Ciò sarebbe un favore alla economia italiana.
“Il 2 dicembre 2024, il Consiglio per l’Occupazione e la Politica Sociale dell’UE ha approvato le conclusioni su un piano d’azione volto a colmare le lacune di competenze e la carenza di forza lavoro in Europa. Questa iniziativa risponde a una delle sfide principali per la competitività e la crescita inclusiva dell’Unione, in un contesto segnato da cambiamenti demografici e transizioni ecologiche e digitali.
Il piano, sviluppato in collaborazione con numerosi partner sociali, si concentra sulla formazione professionale e sull’inclusione lavorativa, con l’obiettivo di mobilitare il potenziale inespresso della forza lavoro europea.”