Sabato 19 luglio un grande presidio di lavoratori e lavoratrici dei musei con il supporto di USB, Workers in Florence e Mi riconosci? ha percorso il centro storico di Firenze, a partire da un’assemblea tenutasi in piazzale degli Uffizi, per denunciare le condizioni di lavoro precarie in cui si lavora. Appalti con contratti poveri come Multiservizi e coop. Sociali, agenzie interinali e part time involontari sono solo alcune delle problematiche che ammalano il lavoro all’interno dei più importanti musei del mondo, dove in molti casi il costo del ticket d’ingresso triplica la paga oraria.
Il settore turistico viene spesso citato come un asset strategico dell’economia del nostro paese, in risposta al vuoto occupazionale prodotto dalla de industrializzazione, ma dietro i grandi proclami che parlano di “super potenza del turismo” si nasconde un’economia a basso valore aggiunto che non redistribuisce nulla e regala ai privati profitti da capogiro. In questo le amministrazioni pubbliche hanno un ruolo centrale, se da un lato si continua a esternalizzare, dall’altro si approvano leggi sul salario minimo che nei bandi di gara non vengono rispettate e che continuano a prevedere CCNL poveri come il Multiservizi, appena rinnovato con la firma di CGIL, CISL e UIL.
I lavoratori e le lavoratrici sabato hanno raccontato in piazza cosa significhi vivere a Firenze, città emblema dell’over tourism, dove chi lavora nell’indotto turistico, con contratti poveri e precari, non riesce più a mantenersi e pagare l’affitto ed è costretto ad allontanarsi dalla città. Il presidio ha rivendicato con forza, nell’unità di dipendenti pubblici e privati, l’esigenza di re internalizzare tutti i servizi museali e garantire il giusto contratto: il Federculture, già ottenuto dalle lotte di USB a Verona e Milano.
Questo sistema fatto di poltrone, appalti e speculazione può essere fermato solo dalla determinazione di chi lavora: saremo di nuovo in piazza a Firenze il 7 settembre in occasione delle domeniche gratuite nei musei, per portare avanti questo percorso che è appena cominciato.
La consapevolezza è che la strada sarà lunga, ma solo organizzandoci e lottando possiamo ridare dignità al lavoro e cambiare il presente.