A dicembre del 2023 il Comune di Rimini ha pubblicato la nuova gara di appalto per i servizi di accoglienza e sorveglianza del circuito museale cittadino (che include, tra i vari siti, la famosa Domus del Chirurgo) vincolando il bando all'applicazione del CCNL Federculture, o di un contratto equivalente in termini di retribuzioni e tutele.
La gara era stata vinta dalla cooperativa Le Macchine Celibi, che è stata poi esclusa per aver proposto l'applicazione del CCNL Multiservizi, presentando una relazione in cui sosteneva si trattasse di contratti equivalenti, le cui differenze economiche sarebbero state colmate con l'erogazione di superminimi.
Nell'ambito del lungo contenzioso che ne è nato, il 9 giugno scorso il TAR dell'Emilia-Romagna ha dato ufficialmente ragione all'amministrazione comunale, ribadendo che l'esclusione risultava legittima in quanto “le differenze rilevate nelle retribuzioni tabellari, nei costi orari e nelle indennità accessorie evidenziano con chiarezza un trattamento economico complessivamente inferiore del CCNL Multiservizi rispetto a quanto previsto dal CCNL individuato dalla stazione appaltante”.
Questa sentenza dà ragione a quanto USB afferma da tempo, nelle vertenze museali che seguiamo sul territorio nazionale: il Multiservizi, il Servizio Fiduciari e tutti i contratti affini applicati nei musei italiani sono contratti a ribasso, assolutamente non equivalenti – dal punto di vista economico e normativo – al contratto di settore. Resi legali dalla concertazione dei sindacati confederali, questi CCNL servono alle imprese per pagare i lavoratori il meno possibile, perché generano retribuzioni al di sotto della soglia di povertà (soprattutto nei part-time involontari, fin troppo diffusi nel settore culturale).
La scelta del Comune di Rimini di vincolare il bando dei servizi museali cittadini al CCNL Federculture, si allinea al percorso intrapreso da USB ai Musei Civici di Verona, pervenuti al contratto di settore dopo una mobilitazione e una denuncia mediatica che hanno messo alle strette l'amministrazione comunale, e ai Musei Civici di Milano, dove dopo una stagione serrata di scioperi la nuova gara per l'affidamento delle biglietterie ha recepito le nostre richieste sull'adozione del Federculture, la non ribassabilità della manodopera e l'applicazione stringente delle clausole sociali. Ben venga, quindi, che un tribunale riconosca finalmente che il Multiservizi non può essere utilizzato come strumento di ribasso dei costi del lavoro, per eludere la contrattazione di settore.
I lavoratori e i professionisti dei Beni Culturali portano avanti servizi essenziali alla tenuta del tessuto sociale, servizi di utilità pubblica (come musei, biblioteche e archivi). Gli stessi che vengono esaltati in chiave turistica nelle città d'arte, come bene di consumo e fonte di ricchezza estrattivista, senza che però vi corrisponda quasi mai un'altrettanta attenzione ai diritti dei lavoratori.
Come Slang-USB Rimini non possiamo che accogliere positivamente la sentenza, e ribadire con forza che le imprese non in grado di garantire condizioni dignitose al proprio personale devono essere messe al bando. Ci auguriamo, adesso, che agli operatori dei Musei di Rimini vengano effettivamente riconosciute retribuzioni congrue e le migliori tutele.
Il Federculture è l'unico contratto che deve essere applicato al personale esternalizzato degli istituti culturali. Continuiamo nel frattempo a lottare, affinché si arrivi infine all reinternalizzazione per tutti/e.
Slang-USB Rimini