L’impasse creata ad arte per attendere il nuovo presidente del CNR è finita. Sulla base di una norma ad hoc, partono le stabilizzazioni al CNR, ma con numeri previsti del tutto insufficienti: dalle dichiarazioni rilasciate dal nuovo responsabile del maggior ente di ricerca italiano, infatti, appare chiaro che non verrà investita alcuna ulteriore risorsa e che quindi il 95% dei precari resterà fuori dalle stabilizzazioni, avviandosi alla fine dei contratti, ossia al licenziamento.
In sede di approvazione di questa norma, la CISL (per loro diretta ammissione) ha provato a chiudere ogni ulteriore stabilizzazione, oltre a quella del CNR. Come USB abbiamo reagito (vedi allegato 1) chiarendo alle commissioni cultura della Camera e del Senato che su tale materia esisteva già un articolo specifico della legga Madia per gli Enti di ricerca. E il Parlamento, con atti ufficiali, ha preso atto di questa realtà: secondo gli uffici legislativi di Camera e Senato e i relatori di maggioranza del provvedimento, il comma 2bis dell’articolo 20 Dlgs 75/2017, che consente la stabilizzazione di tutti i precari degli EPR che matureranno i requisiti richiesti entro il 31/12/2026, è pienamente efficace.
Nel frattempo, le ‘promesse’ di parziale stabilizzazione per INAF e INGV venivano disattese, smentendo così il sindacato meloniano e di governo (se qualcuno avesse dubbi, si tratta sempre della CISL) che già aveva festeggiato una manciata di assunzioni come cosa fatta.
Quindi, il quadro è chiaro. La legge c’è, i fondi NON ci sono e il governo NON vuole metterli. In tale contesto, gli enti hanno certamente la responsabilità di assumere, utilizzando il 50% delle risorse assunzionali, ma al contempo anche l’inderogabile dovere di supportare la lotta per reperire le altre risorse.
E questo, sia ben chiaro, è possibile solo alla luce di un diritto alla stabilizzazione che USB intende far rispettare. Abbiamo fatto approvare l’unica norma generale che ora il parlamento stesso reclama e non abbiamo alcuna intenzione di retrocedere.
Di certo, la discussione di fine luglio in parlamento ha chiarito molte cose. Chi ha prodotto fatti (USB), chi chiacchiere (il governo) e chi rimesta nel torbido (la CISL) credendo di poter accampare primogeniture dallo stretto legame con la Meloni.
La realtà è che nessuno ci regalerà niente. Ma le stabilizzazioni, e non assunzioni selettive come quelle di pochi e scelti TD PNRR, vanno fatte rispettando un diritto legato alla reiterazione dei contratti che in molti casi si è protratta per lustri.
Per questo, dobbiamo ritornare a reclamare procedure di stabilizzazione, che ad oggi, solo l’INFN ha avuto il coraggio di portare a termine nel passato e nel presente. Le amministrazioni non possono più permettersi di usare l’incertezza normativa per non procedere. È l’ora di una lotta congiunta che promuova un piano di stabilizzazioni complessivo in tutti gli EPR, per non lasciare nessuno indietro.
RECLAMARE IL DIRITTO ALLA STABILIZZAZIONE È UN DOVERE. ORA E SUBITO NUOVE RISORSE PER STABILIZZARE I PRECARI DI TUTTI GLI EPR! I SOLDI TOGLIAMOLI ALLA GUERRA!
Esecutivo Nazionale USB PI Ricerca
[1] Dossier D.L. 90/2025 – A.C. 2526. Pag. 10: http://documenti.camera.it/leg19/dossier/Pdf/D25090b.pdf