L’Università in frantumi. Questa è l’immagine che una Cagliari, insolitamente avvolta nella nebbia, consegna oggi al nostro Paese. Ieri sera all’Università di Cagliari si è sfiorata la tragedia. Erano appena passate le 21:45 quando è crollata, letteralmente collassata, l’ex Aula Magna di Geologia, ora utilizzata come aula di lezione e laboratori della facoltà di Lingue. Solo qualche ora prima l’edificio era affollato di studenti, docenti e lavoratori come di consueto. Si tratta di un edificio costruito intorno alla metà degli anni ’50, su cui erano stati fatti recentemente dei lavori di manutenzione. Occorrerà ora attendere le risultanze degli accertamenti tecnici per comprendere le cause del crollo.
La tragedia sfiorata ci trova costretti, ancora una volta, a denunciare le drammatiche condizioni in cui versa il complesso dell’edilizia pubblica di questo Paese dopo decenni di tagli e di politiche di austerità portate avanti da tutti governi, tecnici e non, di destra come di sinistra. Edifici costruiti in larga misura con materiali di paccottiglia con cui i padroni si sono riempiti le tasche mentre si taglieggiava pesantemente il salario dei genitori di quegli stessi studenti e studentesse che oggi rischiano di vederseli crollare addosso da un momento all’altro per conseguire un titolo di studio, di cui probabilmente non sapranno nemmeno che farsene. Perché tagliare salario significa ridurre diritti, incluso il diritto alla sicurezza degli edifici pubblici.
Nella miseria generale, tanto materiale quanto immateriale, che va dilagando nel nostro paese, la condizione degli studenti e delle studentesse è afflitta da una sua propria specifica miserevole condizione: ridotti ad “utenti”, “consumatori” di contenuti formativi la cui rapidità di smaltimento è pari alla stessa velocità con cui si avvicendano le mode nel cosiddetto “capitalismo cognitivo”. Sono la rappresentazione vivente di un modello di Università neoliberale, aziendalizzata, punto di approdo fallimentare della cosiddetta “società concorrenziale della conoscenza”, con la sua insulsa retorica su merito ed eccellenza, che si traduce in edifici fatiscenti e mediocre qualità dei servizi.
Sarebbe un errore gravissimo ritenere il crollo dell’Aula Magna un episodio isolato, un evento fortuito ed accidentale. In realtà, di casi così ce ne sono stati anche di recente e purtroppo ce ne saranno ancora.
Solo un anno fa successe qualcosa di simile anche all’Università di Bologna. E di recente episodi anche in altri Atenei, come a Salerno, a Milano, a Monza, a Firenze, a Palermo ed a Napoli (vedi rassegna in fondo).
Non si può quindi continuare a sperare che, ogni qual volta avvengono, si compia il miracolo che gli edifici siano vuoti in quel momento.
USB nell’esprimere la propria solidarietà alla comunità universitaria di Unica, ed in modo particolare a quella studentesca, ribadisce il proprio impegno nella lotta contro il degrado che corrode le istituzioni letteralmente in frantumi della nostra Repubblica.
Occorre rimettere al centro buone politiche pubbliche per l’Università affinché si riappropri della sua storica funzione sociale. Garantire l’effettività del diritto ad un percorso di studi in sicurezza e di qualità che non sia solo prerogativa dei figli del ceto medio alto, ma elemento imprescindibile di crescita culturale, ricchezza civile, emancipazione critica e riscatto sociale. In definitiva, un’Università che sia la negazione di ciò che ha deliberatamente scelto di essere nel corso degli ultimi decenni.
USB Università chiede che il MUR proceda a predisporre urgentemente una verifica dell’agibilità di tutte le strutture universitarie e che il nuovo Governo in pectore investa sin da subito sull’edilizia universitaria (ed anche scolastica), sull’ampliamente degli spazi per gli studenti al fine di integrare le risorse assolutamente insufficienti stanziate dal Governo precedente col PNRR.
La priorità degli investimenti va indirizzata innanzitutto alla manutenzione dell’esistente per tutelare e garantire la sicurezza di chi lavora, studia e frequenta gli spazi universitari del Paese. E ciò, non solo per quanto riguarda gli spazi della didattica e della ricerca, ma anche per gli alloggi universitari, le mense, etc.
Purtroppo, le politiche di austerity degli ultimi decenni imposte dall’Europa hanno limitato molto le risorse per agire in questa direzione, attraverso i vincoli della legge di stabilità. Si rende quindi necessaria un’inversione di tendenza sull’intero sistema accademico italiano, che parta dai fabbisogni reali di spazi adeguati e di sicurezza delle strutture, oltre che nell’ottica della sostenibilità ambientale degli interventi.
Come Unione Sindacale di Base ci auguriamo che la strage sfiorata faccia riflettere e stimoli le istituzioni preposte a garantire spazi universitari adeguati, sia in termini di numero che di standard di sicurezza.
Nel frattempo, i temi degli investimenti sull’Università ed in generale sulla sicurezza degli edifici pubblici saranno ribaditi nella giornata di mobilitazione nazionale che USB ha in programma per il 26 ottobre per la campagna per i dipendenti pubblici con iniziative in tutta Italia, oltre che in occasione della manifestazione a Roma durante lo sciopero generale del sindacalismo di base indetto per il 2 dicembre.
Abbassiamo gli investimenti in armi, aumentiamo quelli in Università e sicurezza!
Luca Pusceddu e Giuseppe Curcio
USB Università
Rassegna di crolli recenti in Atenei italiani:
Bologna https://zic.it/ateneo-cambiare-rotta-crollato-il-soffitto-di-palazzo-paleotti/
Milano https://www.studenti.it/universita-crolla-tetto-per-pioggia.html
Monza https://www.monzatoday.it/cronaca/crollo-soffitto-bicocca.html
Firenze https://www.firenzetoday.it/cronaca/crollo-universita-via-laura.html
Palermo https://www.palermotoday.it/cronaca/maltempo-danni-universita-edificio-16-lezioni-sospese.html
Napoli https://www.avvenire.it/attualita/pagine/crollo-universita-napoli